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quinta-feira, 11 de abril de 2024

Fuga tra le Dolomiti: L'Epica Odissea di Matteo - Capitolo 3


Fuga tra le Dolomiti: L'Epica Odissea di Matteo

La vita è una sola e dobbiamo cercare di viverla appienoe


Capitolo 3 


Di imponente statura e abituato fin dall'infanzia a sfidare i capricci del clima, il vigoroso corpo del viaggiatore, spinto da agili passi, resisteva al freddo che si insinuava. In quel momento, il gelido non trovava spazio per infiltrarsi, respinto dai contorni atletici del viaggiatore. Mentre procedeva, la sua mente, un ingranaggio prodigioso, girava velocemente, risvegliando ricordi di un'infanzia legata alle pendici di maestose montagne. La sua terra natale, un piccolo villaggio di montagna, si rivelava nei ricordi come una cartolina ingiallita, con le sue scarse abitazioni di legno e pietra che circondavano una modesta chiesa, lo scenario sacro dove i suoi genitori avevano scambiato voti più di quattro decenni prima. Lì, nelle acque battezzate dalla stessa chiesa, lui e i suoi cinque fratelli avevano ricevuto i loro nomi. Il più giovane di una numerosa prole, quattro uomini e due donne, tutti tranne lui già immersi nelle responsabilità della vita coniugale e nella creazione dei propri figli. La sua famiglia si era radicata in quelle terre, coltivando il suolo come un'eredità ancestrale. Tre dei suoi fratelli avevano costruito case nello stesso villaggio, mentre gli altri, in località limitrofe, sostenevano la tradizione agricola tramandata dagli antenati. In quel mosaico di legami familiari e tradizioni rurali, una constatazione lo colse con un pizzico di sorpresa: tra i suoi, era l'unico a spezzare le catene di quel luogo. La sua fuga dalle strettoie del villaggio era dovuta alla sua innata curiosità e all'amore appassionato per i libri, un dono raro del vecchio maestro che, di tanto in tanto, saziava la sua sete di conoscenza. Fu proprio questo maestro che, con saggezza, gli aprì la strada per entrare in una scuola di formazione religiosa, un'opportunità unica per un ragazzo di dodici anni. Così, con una valigia piena di sogni e al fianco di un giovane compaesano, si lanciarono nell'ignoto, verso un collegio in città. Ricordò l'addio, uno spettacolo di emozioni trattenute, soprattutto perché sentiva che quella partenza segnava un addio alla casa paterna. La madre, già malata in quel periodo, si congedò da lui con un sorriso malinconico che nascondeva la tristezza sottostante. Lei capiva che quel percorso era necessario per lui, l'ultima occasione di sfuggire ai limiti prestabiliti di quel villaggio apparentemente senza orizzonti. Così, le lacrime trattenute negli occhi materni echeggiavano la rassegnazione e la speranza, perché lei sapeva che quella strada era la bussola che avrebbe guidato suo figlio al di là dei confini prevedibili di quelle montagne. Con la madre che svaniva nel passato, il giovane esploratore si gettò nei corridoi dell'istruzione formale, portando con sé non solo l'eredità della famiglia, ma anche una promettente fiamma interiore, alimentata dalla conoscenza e dalla promessa di un destino unico. Le radici profonde della montagna continuavano a esercitare la loro influenza, ma, come un seme portato dal vento, lui partì, cercando nuovi orizzonti che solo i tomi rilegati e i brucianti desideri potevano offrire. In quell'addio, tra i sospiri del passato e i sussurri del futuro, divenne l'araldo di un percorso straordinario, spezzando il destino tracciato dalla sua discendenza, scrivendo le sue stesse pagine sulle ancora inesplorate foglie del suo libro di vita. Immerso nelle trame del passato, mentre attraversava la densità della foresta, si vide improvvisamente strappato dai suoi ricordi da uno spavento così repentino da proiettarlo di nuovo nella cruda realtà. L'ombra della pattuglia, che aleggiava nella sua mente come una minaccia costante, lo colse, e, in un riflesso istintivo, si gettò a terra, cercando rifugio dietro a un imponente tronco caduto. Tuttavia, la furia sonora che lo aveva strappato dalla sua introspezione non era che un capriccio della natura: rami di un albero dal tronco robusto caddero, trascinando con sé appendici di altri alberi, creando il fragore che echeggiò nella solitudine della foresta. Lo spavento, seppur effimero, servì come un vigoroso richiamo alla sua consapevolezza, risvegliandolo alla necessità di essere vigile sul suo entorno. La percezione acuta che la notte si avvicinava portò con sé l'urgenza di trovare rifugio. Il freddo, intensificato dall'impeto del vento proveniente dall'ovest, lo spinse a prendere precauzioni immediate. Negli ultimi istanti di luminosità, identificò una imponente roccia e alcuni rami sporgenti, da cui costruì una rudimentale capanna. Con maestria improvvisata, la rivestì con foglie abbondanti sul terreno. Strategicamente, costruì il rifugio sul lato opposto alla pietra, contrastando l'impeto del vento crudele. Lì, tra il riparo improvvisato e il mormorio della natura notturna, si preparò ad affrontare un'altra notte, rifugiandosi nella fugacità del rifugio che aveva scolpito con le sue stesse mani. Estenuato, si abbandonò al sonno, immergendosi in un turbine di sogni e incubi che si susseguivano incessantemente. Immagini veloci della sua fuga e della casa paterna danzavano davanti ai suoi occhi chiusi. Si svegliò più volte nella notte, e quasi all'alba, sotto le prime luci che tingevano l'orizzonte, notò che il vento aveva perso la sua furia, cedendo il posto a una nevicata implacabile, dove i fiocchi bianchi diventavano padroni del paesaggio. Accoccolato sopra lo strato generoso di foglie secche che aveva improvvisato come letto e coperta, sperimentò una sensazione di protezione, un fugace rifugio nella tempesta del suo viaggio. Conosceva intimamente quella regione montuosa, simile alle terre dove aveva vissuto fino ai dodici anni, prima di varcare le porte del seminario. Nei tempi passati, insieme al padre e ai fratelli, esplorava i sentieri tra le montagne, guidando le mucche nei pascoli nascosti tra gli alberi. Era consapevole che in quei terreni accidentati esistevano rifugi, santuari eretti per la salvezza dei montanari colti di sorpresa in mezzo a una tempesta di neve improvvisa e implacabile. Nutriva la speranza di trovare quei rifugi, fari di salvezza nella vastità imprevedibile della montagna.


Passaggio del libro 'La Fuga dei Dolomiti' di Luiz Carlos B. Piazzetta
Continua

sábado, 16 de março de 2024

O Legado de Amor e Lembranças de Raquel


Raquel era mais do que uma senhora idosa; ela era um tesouro vivo de histórias, amor e sabedoria. Seus 82 anos eram como as páginas de um livro desgastado, repletas de capítulos que narravam a trajetória de uma vida vivida com intensidade. Agora, residindo em um lar para idosos, ela encontrava-se no crepúsculo de sua jornada, cercada pelas sombras da saudade e pela luz tênue da esperança.
Ao observar seu quarto modesto, Raquel não podia evitar a sensação de perda que a envolvia. Ali não estavam os móveis antigos, os objetos de família e as fotografias que contavam a história de uma vida plena. Mas, mesmo na ausência desses pertences materiais, ela encontrava conforto nas pequenas coisas: no carinho da equipe que ali trabalhava, nas refeições preparadas com dedicação e na cama feita com zelo todas as manhãs.
Entretanto, havia uma ferida silenciosa em seu coração, uma saudade que às vezes doía mais do que podia suportar. Dos seus 5 filhos, dos 12 netos e dos 3 bisnetos, apenas alguns eram capazes de visitá-la no lar. As visitas eram como raios de sol em dias nublados, raros e fugazes, mas capazes de aquecer a alma por um breve momento.
As lembranças dos tempos passados eram como uma canção antiga que tocava em sua mente, evocando emoções profundas e sorrisos nostálgicos. Ela se via revivendo os momentos de ternura compartilhados com sua família: os abraços apertados, os jantares em família, as brigas que sempre terminavam em perdão e amor. Eram esses momentos que sustentavam seu coração cansado, lembrando-a de que, apesar da distância física, o vínculo familiar era eterno.
Mesmo privada das atividades que tanto amava, como cozinhar os pratos preferidos da família ou bordar delicados pontos cruz, Raquel encontrava consolo nos pequenos prazeres do dia a dia. O sudoku se tornou um refúgio, um desafio mental que a distraía das sombras da solidão e a conectava com uma sensação de realização.
A terapia ocupacional se revelou um bálsamo para sua alma ferida. Ali, entre risos e conversas, Raquel encontrava um propósito renovado: ajudar aqueles que compartilhavam sua jornada nos corredores silenciosos do lar. No entanto, não podia se apegar muito a eles como desejava, pois a cada dia um desaparecia e não era mais visto. Mesmo diante dessa constante despedida, ela descobriu que, mesmo no crepúsculo da vida, ainda podia oferecer algo de si mesma aos outros, seja um sorriso gentil, uma palavra de conforto ou um abraço silencioso.
Enquanto contemplava o horizonte incerto que se estendia diante dela, Raquel nutria uma esperança silenciosa de que as gerações futuras compreendessem a importância da família. Ela desejava que o amor e o cuidado que ela dedicara à sua própria família fossem perpetuados, como uma chama que nunca se apaga. Pois, no final das contas, era esse amor que dava sentido à sua vida, um tesouro que nenhum tempo poderia roubar.



terça-feira, 12 de dezembro de 2023

Entre Lágrimas e Esperança: A Saga da Imigrante Italiana na Colônia Nova Itália


 

Entre Lágrimas e Esperança: 
A Saga da Imigrante Italiana na Colônia Nova Itália


Nos versos que ecoam a voz da história,
Relato a jornada de uma alma forte,
Imigrante italiana, longe de casa,
Em busca de um futuro, de um novo norte.

A dor em seu peito, o desamparo,
Ao desembarcar na colônia distante,
A visão desoladora, um mundo rude,
Onde a luta seria constante.

Os olhos cansados encontravam miséria,
Faltavam alimentos, agasalho, abrigo,
Casas precárias, um lar desolado,
Onde a esperança parecia um castigo.

Insetos invasores, portadores de dor,
Causavam feridas, máculas no corpo,
A pele marcada, a alma abatida,
A mulher imigrante enfrenta o escorço.

Mas em meio ao caos, um raio de luz,
A alegria estampada nos rostos sofridos,
Pois mesmo com as adversidades cruéis,
Chegaram com saúde, corações renascidos.

A força da união, das mãos que se dão,
Na colônia de Nova Itália, em Morretes,
A solidariedade, manto de esperança,
E a mulher imigrante se levanta, se refaz.

Os dias difíceis forjaram sua resiliência,
A raiva se tornou em fervor resistente,
No trabalho árduo, na superação diária,
Ela encontrou a força, foi persistente.

Nos campos verdejantes, com suor e sacrifício,
A mulher imigrante semeou sua nova pátria,
Das terras brasileiras, colheu frutos de glória,
Transformou o deserto em jardim, em sinfonia.

Ainda com marcas do passado,
Mas com olhar de gratidão,
A mulher imigrante, símbolo de luta,
Encontrou no Brasil nova comunhão.

Neste poema, celebro sua coragem,
A dor enfrentada, os sentimentos vividos,
Uma mulher imigrante, exemplo de força,
Que escreveu sua história, mesmo nos tempos mais duros e sofridos.




segunda-feira, 11 de dezembro de 2023

Além do Horizonte: A Saga de uma Família Calabresa na Emigração para a Argentina"






Rosalia nasceu na tranquila localidade de Spineto, aninhada nas colinas verdes do município de Belmonte Calabro, na Calábria. O sol dourado e os fortes ventos soprados do Tirreno acariciavam as oliveiras que pontilhavam a paisagem, testemunhando o início da vida de uma criança destinada a enfrentar desafios extraordinários.
O ano era 1885, e desde cedo, a vida de Rosalia estava entrelaçada com as histórias de emigração que fluíam como o vento pelas vielas de sua vila. Seu pai, Giuseppe, cultivava uma pequena parcela de terra herdada de gerações passadas, mas as colheitas eram magras, e a promessa de uma vida melhor pairava sobre a mente da família.
Rosalia cresceu sob o aroma picante de ervas frescas e o calor da cozinha de sua mãe, Maria. A família era modesta, mas a resiliência e a esperança eram ingredientes fundamentais em suas refeições diárias. Conforme os anos passavam, a ideia de emigrar para uma terra distante começou a ganhar força na mente de Giuseppe e Maria.
Foi no início do século XX, em 1907, que a vida de Rosalia, então já uma mulher casada, tomou um rumo decisivo. O marido, Domenico, havia recebido uma carta de chamada de um tio que emigrara alguns anos antes, descrevendo oportunidades e sonhos que aguardavam do outro lado do oceano. A família decidiu embarcar no paquete Ravenna, com destino à distante Argentina. O sonho de uma vida melhor para os filhos e netos estava entrelaçado com o murmúrio das ondas do Mediterrâneo.
O que deveria ser uma jornada cheia de esperança transformou-se em tragédia durante a primavera daquele ano. Uma epidemia de sarampo varreu o navio, como uma tempestade silenciosa e mortal. Rosalia, então uma jovem de 22 anos, estava grávida e testemunhou a crueldade do destino quando cerca de um terço das crianças a bordo adoeceu.
Ela viu a angústia nos olhos dos pais que perderam seus filhos para a doença, enquanto a própria Rosalia lutava para manter a saúde de seu bebê por nascer. Entre os 80 falecimentos ocorridos durante a travessia, 65 eram de recém-nascidos e crianças inocentes, uma dor profunda que ecoou através das águas do Atlântico.
Rosalia deu à luz uma filha a bordo, entre lágrimas e suspiros. O choro do bebê misturou-se ao lamento triste que pairava sobre o navio. Essa pequena alma, nascida no meio da tormenta, simbolizava tanto a perda quanto a esperança. A despedida de sua vila natal foi marcada pela dor, mas Rosalia estava determinada a honrar a memória dos que partiram.
A chegada à Argentina trouxe um novo capítulo para Rosalia. Ela enfrentou as adversidades da emigração, construindo uma nova vida em uma terra estrangeira. As memórias daquele trágico episódio nunca a deixaram, mas, com o tempo, ela encontrou força para transformar a dor em resiliência.
Rosalia, a imigrante italiana de Spineto, deixou um legado de coragem e esperança para as gerações que seguiram. Sua história é uma ode àqueles que enfrentaram os desafios da emigração, carregando consigo a bagagem de sonhos e a saudade da terra natal, mas sempre avançando em direção a um futuro incerto, guiados pela promessa de uma vida melhor.




quinta-feira, 30 de novembro de 2023

Medicina e Médicos - A Arte de Curar




 

Medicina e Médicos - A Arte de Curar


Na vasta encruzilhada da existência humana, 
Onde o corpo e a alma encontram a esperança, 
Os médicos erguem sua lança, 
Na luta contra a dor e a desesperança.

Em seus jalecos brancos, como heróis da ciência, 
Mergulham no oceano da experiência, 
Navegando mares de incerteza, 
Buscando curar com destemor a tristeza.

A medicina, arte milenar de curar, 
Nas mãos dos doutores, a vida a acalentar, 
Pois mesmo quando a cura não alcança, 
A dor da alma, a medicina extravasa.

Na frieza do estetoscópio e na precisão do bisturi, 
No eco do diagnóstico, no calor da sala de parto, 
Os médicos, com coragem, encaram o futuro, 
Com a promessa de alívio, de um tempo mais farto.

O estetoscópio é o violino da melodia do coração, 
Que toca a canção da vida, em cada respiração, 
No eco dos batimentos, a esperança se renova, 
O médico, poeta do corpo, a história escreve e comprova.

Nas paredes das clínicas, o estetoscópio repousa, 
Enquanto o médico, com olhar que se recompõe, 
Escuta a história de dor, angústia e esperança, 
E com ternura, ameniza a dor, traça a bonança.

Em cada prescrição, há uma receita de alento, 
No consolo e na empatia, um medicamento, 
Poetas da cura, com palavras e ação, 
Médicos são faróis na escuridão.

Na luta contra o mal que a todos assola, 
Médicos enfrentam a noite, a tempestade, 
E na luz da medicina, com amor e bondade, 
Ajudam a alma a encontrar a sua escolha.

Assim, na arte de curar, médicos brilham como estrelas, 
Aquecendo corações, suavizando cicatrizes e sequelas, 
E mesmo quando a cura é um sonho que se distancia, 
Eles são anjos de esperança, na dança da vida e da medicina.






sábado, 14 de outubro de 2023

Carta da Desesperança: Uma Jornada Angustiante Rumo ao Desconhecido


 



Querida esposa e filhos,


Espero que estas palavras cheguem a vocês com a esperança de que estejam bem, enquanto minha pena registra as angústias e sofrimentos desta travessia. Estamos apinhados no navio como pássaros em uma gaiola, e o lamento dos que sofrem enche o ar. Um jovem de apenas 4 anos nos deixou, uma bela criança bem nutrida, e outros 9 estão gravemente doentes.
A desesperança reina a bordo, com clamores e lágrimas. Cerca de 103 chefes de família, incluindo eu, decidimos não embarcar em um navio à vela, mas exigir um navio a vapor, conforme acordado no contrato, ou o reembolso do dinheiro pago. Em Marselha, surgiram traidores entre nós, e quase 100 pessoas os cercaram, desejando vingar a traição.
Neste momento, estou indeciso se devo seguir para a América ou voltar para casa, pois não posso aceitar uma travessia tão longa em um navio à vela. A dureza do pão é como ferro, e sua imutabilidade apenas acrescenta às nossas aflições. Enquanto isso, nossa partida é incerta.
Amaldiçoo o dia em que decidi empreender esta viagem e confiar nesses mercadores de carne humana. A emigração continua, e aqueles que a perseguem são impelidos por um amor pelo desconhecido, em busca de traições, escravidão e dor, até mesmo enfrentando a morte.
Com o coração aflito, compartilho as dolorosas notícias e sofrimentos. Que estes dias passem rapidamente, nos reunindo em breve em uma terra melhor.

Com carinho,
Attilio



terça-feira, 12 de setembro de 2023

Destino na Mata: A Jornada de Nonna Corona




Nona Corona chegou à Colônia Dona Isabel com uma bagagem repleta de esperança e coragem. Aos 62 anos, viúva a muitos anos, e com todos os seus filhos já emigrados para terras distantes, ela decidiu também deixar a Itália para não ficar sozinha. A travessia do oceano em um antigo navio de transporte de carvão foi árdua e cansativa. As condições a bordo eram precárias, com falta de higiene e comida escassa. No entanto, Nona Corona enfrentou todas as adversidades com determinação, pois tinha certeza que sua presença era necessária para a sua filha caçula.
Assim que chegou à Colônia Dona Isabel, logo no primeiro ano de sua inauguração, nona Corona mergulhou de cabeça nos trabalhos da roça, ajudando sua filha mais nova e cuidando dos seis netos, todos ainda menores de idade. Seu vigor surpreendia a todos, e sua presença era reconfortante para a família em um lugar tão distante de sua terra natal.
Os anos passaram, e Nona Corona estava feliz em sua nova vida. Ela contava histórias sobre a Itália e transmitia valores familiares aos netos. A comunidade se fortalecia, mas a falta de recursos médicos e assistência religiosa era um desafio constante. Não havia médicos na Colônia, e os padres ainda não tinham chegado à região.
Um dia, de forma repentina e misteriosa, Nona Corona não conseguiu mais andar. Seu corpo estava paralisado de um lado, e ela não conseguia falar. O desespero tomou conta da família, que não sabia como ajudá-la. A dor da impotência era avassaladora. Os netos a cercavam, com olhos cheios de lágrimas, sem entender o que estava acontecendo com sua amada nona.
Os dias passaram, e a saúde de Nona Corona foi piorando gradualmente. A família fazia o possível para aliviar seu sofrimento, mas não havia recursos médicos disponíveis. As noites eram longas e angustiantes, com a senhora em estado de coma, lutando pela vida a cada respiração.
Outros vizinhos da Colônia Dona Isabel se uniram em torno da família, oferecendo apoio e conforto. As pessoas rezavam por Nona Corona, implorando por um milagre, pois a falta de assistência religiosa tornava tudo ainda mais difícil. A esperança era a única coisa que restava.
Finalmente, após semanas de agonia, Nona Corona partiu. Sua morte deixou um vazio na comunidade. A família se reuniu para realizar um enterro simples, cavando uma cova na mata exuberante que cercava a casa. Não havia caixão nem cerimônia religiosa adequada. O desânimo e a tristeza eram profundos, e a falta de amparo religioso tornava a perda ainda mais dolorosa.
O falecimento de Nona Corona foi um lembrete brutal das dificuldades enfrentadas pelos pioneiros italianos na Colônia Dona Isabel. A falta de assistência médica e religiosa era um desafio constante, mas sua determinação e coragem continuaram a inspirar as gerações seguintes. Com o tempo, a comunidade cresceu e se fortaleceu, trazendo médicos, padres e melhorias para a região.
Nona Corona se tornou uma lenda na Colônia Dona Isabel, lembrada não apenas por sua morte trágica, mas também por sua força e amor pela família. Sua história serviu como um lembrete de como a vida era dura naqueles dias pioneiros, mas também como um testemunho da resiliência humana diante das adversidades. Ela foi, e sempre será, um símbolo de esperança e perseverança na história da colônia italiana.

sexta-feira, 1 de setembro de 2023

Vozes Ausentes: A Dor da Mãe Imigrante na Colônia Dona Isabel


 

Vozes Ausentes: 
A Dor da Mãe Imigrante na Colônia Dona Isabel


Na vastidão da colônia Dona Isabel, 
No meio do nada, isolados do mundo, 
Uma mãe carrega a dor, a angústia cruel, 
A espera dolorosa, o coração moribundo.

Três filhos ao seu lado, seu maior tesouro, 
Mas a ausência das outras, um vazio a corroer, 
O silêncio que consome, um peso agridoce, 
Quase um ano sem notícias, sem saber o que acontecer.

No seio da floresta, a mãe clama em prece, 
Anseia pelas palavras, pelas cartas esperadas, 
O eco do silêncio, uma dor que não desvanece, 
Enquanto o tempo avança, trazendo noites estreladas.

Os dias se arrastam, lentos como o vento, 
As lágrimas marcam seu rosto envelhecido, 
A esperança vacila, é um tormento, 
Nas sombras da incerteza, seu peito ferido.

A saudade aperta, o coração em pedaços, 
Perguntas sem respostas ecoam em seu ser, 
Será que estão bem? Afastadas em espaços, 
Em terras distantes, sem nenhuma saber.

No Brasil, a mãe aguarda com fervor, 
Notícias que tragam alívio e acalanto, 
Das duas filhas casadas, longe do calor, 
Nos Estados Unidos e na França, em outro canto.

A cada amanhecer, uma esperança renasce, 
A certeza de que o amor atravessa oceanos, 
Na força de uma mãe que não se esquece, 
De suas filhas queridas, mesmo em tempos insanos.

No meio da floresta, no isolamento profundo, 
A mãe sustenta a fé, a chama da espera, 
Que um dia as notícias cheguem ao seu mundo, 
E tragam alegria, um renascer primavera.

Em cada verso desse poema entrelaçado, 
Celebro a coragem dessa mãe imigrante, 
A dor, a angústia e os sentimentos abraçados, 
Na esperança de que a distância não seja constante.


de Gigi Scarsea
erechim rs




quinta-feira, 31 de agosto de 2023

Lágrimas da Floresta: A Dor de uma Mãe Imigrante Italiana

 



Lágrimas da Floresta: 
A Dor de uma Mãe Imigrante Italiana



Em meio às florestas do Rio Grande do Sul, 
Uma jovem mãe imigrante, com coração aflito, 
Sofre a dor profunda de uma perda insuportável, 
Seu pequeno filho, um mês de vida, tão querido.

Nasceu em meio ao isolamento, sem assistência, 
Na colônia Dona Isabel, onde foram levados, 
A falta de recursos e cuidados adequados, 
Fez com que o destino lhe fosse arrancado.

O choro do bebê se misturou ao vento da mata, 
Enquanto a mãe, desamparada, buscava consolo, 
No meio das árvores, suas lágrimas caíam, 
Um lamento silencioso, marcado de desconsolo.

A imensa saudade da terra distante, 
O sentimento de estar longe, sem amparo, 
Tudo se intensifica com essa perda avassaladora, 
Um filho levado, deixando um vazio amargo.

Que tristeza profunda invade seu peito, 
Como uma dor que não encontra alívio, 
Essa mãe imigrante, em meio às florestas, 
Chora a perda do seu tesouro, seu motivo.

Que o tempo traga algum conforto a essa alma, 
Que a esperança possa ressurgir em seu olhar, 
Mesmo entre as árvores, no silêncio da mata, 
Essa mãe encontra forças para continuar a caminhar.


de Gigi Scarsea
Erechim RS


sexta-feira, 25 de agosto de 2023

Destino Além-Mar: A Jornada dos Imigrantes Italianos no Brasil

 




Destino Além-Mar: 
A Jornada dos Imigrantes Italianos no Brasil



No horizonte distante, o sonho se avista, 
A jornada incerta, a busca por um lar,
Imigrantes italianos, na esperança conquista, 
No Brasil encontraram a nova pátria a desbravar.

Deixaram suas terras, seus laços, seu passado, 
No peito, a esperança de um futuro promissor, 
Embarcaram com coragem, enfrentando o desconhecido, 
Rumando ao Brasil, com fé e fervor.

A nova terra acolheu esses valentes corações, 
Abraçou suas tradições, sua cultura e suas lidas, 
Nas lavouras e cidades, construíram suas ações, 
Ergueram lares, escreveram histórias de vidas.

Imigrantes italianos, bravos desbravadores, 
No Brasil encontraram a nova vida, novas cores.



de Gigi Scarsea
erechim rs





sábado, 15 de julho de 2023

Destino Além-Mar: A Jornada dos Imigrantes Italianos no Brasil

 




Destino Além-Mar: 
A Jornada dos Imigrantes Italianos no Brasil


Em terras distantes, sob um sol radiante, 
Um povo se ergueu em busca de um destino brilhante, 
Imigrantes italianos, corações cheios de esperança, 
Deixando para trás as agruras, uma nova vida à espreita.

Embarcaram em navios, rumo ao desconhecido, 
Com sonhos entrelaçados, no peito o amor perdido, 
No olhar, a chama da esperança ardia forte, 
No coração, a determinação, a força da sorte.

Chegaram ao Brasil, terra prometida, 
Solo fértil e vasto, como uma tela colorida, 
Aportaram com mãos calejadas e sorrisos cansados, 
Mas com o ardor da vida, os desafios foram enfrentados.

Plantaram sementes, cultivaram os dias, 
A terra generosa lhes sorria, promessas trazia, 
Nas mãos, a enxada, no peito, a coragem, 
Ergueram raízes, uma nova página.

Nos canaviais, nos cafezais, suor e devoção, 
A construção de um lar, uma nova nação, 
No meio das adversidades, a cultura se entrelaçou, 
Itália e Brasil, abraços fraternos, laços que se formaram.

As mãos que outrora tocavam as terras italianas, 
Agora erguiam casas, igrejas, obras cotidianas, 
A língua se misturava, tradições se entrelaçavam, 
A música, a culinária, as artes, se encontravam.

No coração desses imigrantes, a chama nunca se apagou, 
A esperança de uma vida nova, seu legado ecoou, 
Enfrentaram as dificuldades, com bravura e determinação, 
Deixaram para trás suas origens, mas jamais a emoção.

E assim, construíram uma nova pátria, uma nova história, 
Com amor e resiliência, escreveram sua trajetória, 
Imigrantes italianos, honra e gratidão a lhes ofertar, 
Por construir lares e sonhos, e o Brasil abraçar.

A nova terra que os acolheu, hoje é lar e morada, 
O Brasil, enriquecido por essa caminhada, 
Italianos que partiram, mas jamais se esqueceu, 
Da esperança que os moveu, da coragem que os aqueceu.

Assim, celebramos a força desses imigrantes, 
Suas histórias vivas, enraizadas e vibrantes, 
Unidos pelo amor à nova pátria, tão distante, 
Brasileiros de alma, imigrantes de origem e semblante.

Que suas jornadas inspirem novos horizontes, 
Que a busca por uma vida melhor não conheça limites, 
E que o encontro entre povos seja sempre uma dança, 
De esperança, acolhimento e construção de nova esperança.



de Gigi Scarsea
erechim rs