Quante volte questo accostamento ha fatto parte di un parlare comune e di una simbologia altrettanto comune. Lo stereotipo entrato nella memoria collettiva, ci racconta come molti nostri cittadini veneti, con la valigia di cartone contenente piccole e misere cose, ma con il cuore pieno di speranza e la mente piena di sogni, abbiano varcato i mari o più semplicemente le Alpi in cerca di migliore fortuna, quella fortuna che non poteva loro arridere nella terra d'origine per la condizione di minorità sociale ed economica cui era allora condannato il mondo rurale. Vi è senz'altro molta verità in questa immagine e, del resto, eminenti studiosi ci hanno spiegato il fenomeno, sviscerandone gli aspetti sociali, culturali ed economici, evidenziando come l'epopea della migrazione abbia segnato un significativo momento nel percorso di emancipazione della popolazione rurale veneta.
Però, è da aggiungere che gli emigranti, spesso partiti all'avventura conoscendo poco o nulla delle destinazioni, hanno portato con sè quel patrimonio di valori e di disposizioni morali, formatisi proprio nell'ambito della civiltà contadina veneta, troppo spesso riduttivamente definita come "subalterna", che hanno consentito loro di divenire risorsa umana preziosa per i paesi che li hanno accolti. Valori e disposizioni morali che stanno alla base anche della straordinaria ripresa economica conosciuta dal Veneto nella seconda metà del Novecento e che ancor oggi contraddistinguono la nostra gente. Del resto, a tale ripresa, gli emigranti hanno contribuito non poco.
Luca Zaia, Presidente della Provincia di Treviso
Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta
Erechim RS
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