Lessiòn de Vèneto
PRIMA LEZIONE
Il vèneto è parlato sotto forma di diverse varianti (veneziano, veronese, trevigiano, feltrino-bellunese, padovano-vicentino-polesano detto veneto centrale, e fuori dal Veneto) ma ha delle strutture comuni. E` quindi possibile raggiungere una lingua unitaria scritta lasciando vive le diverse varianti di pronuncia. Anche se, è bene notarlo, alcune variazioni di pronuncia si riflettono sulla grammatica (per esempio i plurali o i verbi)…
Dove è possibile le pronuncie vengono unificate con un’unica grafia, dove non è possibile si opereranno delle scelte ma l’importante è: 1) non usare lettere che favoriscono la pronuncia errata italianizzante dei giovani ; 2) Se si fanno delle scelte, seguire un procedimento democratico (legge della maggioranza) o basato sull’autorità della storia; 3) Non scrivere in modo troppo complicato ma, nei limiti dell’unificazione, usare una grafia regolare che possa essere facilmente imparata anche da chi non conosce il veneto in modo che sia più facile diffonderlo.
L-tajà: Ł, £ = L-normale oppure E-breve o muta (suono evanescente).
Ła ba£a (pronuncia /la bala/ oppure /’a baea/) = la palla
Łe sca£e (pronuncia /le scale/ oppure /’e scae/) = le scale
El co£or (pronuncia /el colór/ oppure /el coeór/) = il colore
Łóre (pronuncia /lóre/ oppure /eóre/) = esse, loro (femm.)
Łigo (pronuncia /ligo/ oppure /’igo/) = lego, allaccio
Questa lettera unifica due diverse pronuncie (la prima è veronese e feltrino-bellunese o rustica) e inoltre ha il pregio di risolvere parecchi casi di ambiguità anche quando non viene pronunciata. Ad esempio:
ba£i (=balli) rispetto a bai (=vermi,insetti)
scó£e (=scuole) rispetto a scóe (=scope)
cava£i (=cavalli) rispetto a cavài (=tolti)
anima£i (=animali) rispetto a animài (=animati)
va£e (=valle) rispetto a vae (sinonimo di vaga= che vada)
corte£o (=coltello) rispetto a corteo (=corteo)
mìsi£e (=missile) rispetto a misie (congiunt. di misiar=mescoli)
Questi sono solo alcuni esempi per spiegare l’utilità di questo simbolo (che è usato, con scopi diversi, anche in polacco).
Un altro simbolo che unifica a livello scritto due varianti di pronuncia è:
J: = i-breve oppure gi (pronuncia veneziana).
ojo (pronuncia /oio/ oppure /ogio/) = olio
maravéja (pronuncia /maravéia/ oppure /maravégia/) = meraviglia
bóje (pronuncia /bóie/ oppure /bógie/) = bolle, bollono
…
Ricordiamo, infine un’altra regola fondamentale delle Parlade Vènete Unificàe:
O, E finali: si leggono oppure sono mute (pronuncia feltrino-bellunese)
tenpo (pronuncia /tenp(o)/) = tempo
toco (pronuncia /tòc(o)/) = pezzo
sente (pronuncia /sent(e)/) = sente, sentono
mónte (pronuncia /mónt(e)/) = monte
…
In una grafia unitaria è corretto scrivere queste vocali perché esse si usano in quasi tutte le varianti, però a livello di pronuncia è altrettanto lecito lasciarle anche mute rispettando il feltrino
SECONDA LEZIONE
Altre lettere con doppia pronuncia sono S / X ma il loro utilizzo è comunque molto regolare perché ogni lettera ha un suono (ed eventualmente una variante). Ricordiamo che l’uso della lettera Z tende notevolmente a rafforzare gli errori di pronuncia dei giovani, che la leggono all’italiana oppure come la Z spagnola anche quando in realtà è usata per rappresentare il suono ‘dh’.
S: sempre come in spagnolo = Ss italiana di “rossa”.
Zs: = Ss italiana di “rossa” oppure =TH inglese.
Pasar (pronuncia /passàr/ ) = passare
Baso (pronuncia /basso/ ) = basso
Masa (pronuncia /massa/ ) = troppo
Piazsa (pronuncia /piassa/ oppure /piatha/) = piazza
Giazso (pronuncia /giasso/ oppure /giatho/) = ghiaccio
Senzsa (pronuncia /sensa/ oppure /sentha/) = senza
Mése (pronuncia /mésse/ ) = messe
Rósa (pronuncia /róssa/ ) = rossa
Verso (pronuncia /vèrso/ ) = verso
Sente (pronuncia /sente/ ) = sente
Se (pronuncia /se/) = se
Sórso (pronuncia /sórso/) = sorso
X: sempre come portog. “exemplo” = S ital. di “rosa” anche in inizio di parola.
Zx: come portog. “exemplo” = S ital. di “rosa” oppure =DH inglese.
Roxa (pronuncia /ròsa/ ) = rosa
Mezxe (pronuncia /mèse/ oppure /mèdhe/) = mezze
Méxe (pronuncia /mése/) = mese
Baxo (pronuncia /baso/ ) = bacio
Caxa (pronuncia /casa/ ) = casa
Pianzxe (pronuncia /pianse/ oppure /piandhe/) = piange, piangono
Verzxo (pronuncia /vèrso/ oppure /vèrdho/) = apro
Zxente (pronuncia /sent(e)/ oppure /dhent(e)/) = gente
Xe (pronuncia /sè/) = è, sono
Sórxo (pronuncia /sórso/) = topo (anche sórxe)
In pratica i gruppi ZS,ZX rappresentano le versioni "a doppia pronuncia" delle corrispondenti lettere S/X.
Il gruppo Zs rappresenta lo stesso suono di S quando esso ha anche l'alternativa interdentale TH.
Il gruppo Zx rappresenta lo stesso suono di X (S-sonora) quando esso ha anche l'alternativa interdentale DH.
Attenzione: le parole pasion, mision, sesion ecc… hanno una sola pronuncia e si distinguono da quelle come nazsion, azsion, direzsion, sezsion… che hanno due pronuncie. Per esempio:
Sesion (pronuncia /sessión/ ) = sessione
Tension (pronuncia /tenssión/) = tensione
Atenzsion (pronuncia /atenssión, atenthión/ ) = attenzione
Sezsion (pronuncia /sessión, sethión/ ) = sezione
Pasion (pronuncia /passión/ come in spagn.) = passione
Azsion (pronuncia /assión, athión/ ) = azione
Le parole ocaxion, desixion, invaxion e quelle in –vixion sono regolarmente con X (=s sonora italiana)
TERZA LEZIONE
-L, -R finali: sono pronunciate come sono scritte oppure seguite da vocale (veneto centrale)
Dotor (pronuncia /dotór(e)/) = dottore
Vardar (pronuncia /vardàr(e)/) = guardare, osservare
Parol (pronuncia /paról(o)/ [o paróeo] ) = paiuolo, pentolone
…In una grafia unitaria è giusto scrivere –L , –R finali perché questa è la pronuncia della maggioranza delle varianti, ma nel parlato niente vieta di aggiungere la vocale come nel veneto centrale.
In fine, ricordiamo che il veneto ha un altro gruppo di suoni che non esiste in italiano: s + ci, s + ce che si pronunciano separati e non “sci, sce” all’italiana…
S-c , s·c: si pronunciano sempre separate
S-cioco , s·cioco (pronuncia /s.ciòc(o)/ ) = schiocco, scoppio
Fis-ciar, fis·ciar (pronuncia /fis.ciàr(e)/ ) = fischiare
Mas-cio, mas·cio (pronuncia /mas.cio/ ) = maiale
…
Chiarito l’uso delle lettere passiamo a vedere le regole di accentuazione: per una lingua come il veneto, spesso distorta dai presentatori in Tv e poco conosciuta fuori dalle nostre zone, è molto importante l’uso degli accenti perché permette una corretta pronuncia anche a chi non la conosce.
1) L’accento non si segna sulle parole che finiscono in consonante: infatti cade automaticamente sull’ultima vocale ed è quasi sempre chiuso: paron (pron. /parón/) , saver (pron. /savér/) , parol (pron. /paról/) , cantar (pron. /cantàr/) …
2) L’accento si segna in penultima posizione solo su ó-chiusa ed é-chiusa: sóto (pron. /sóto/ =sotto) ma soto (pron. /sòto/ =zoppo) ; bóta (pron. /bóta/ =botte) ma bota (pron. /bòta/=botta) ; méxe (pron. /mése/ =mese) ma mexe (pron. /mèse/ , /mèdhe/ =mezze) ; e così via… néto, nóvo, famóxa, péro, cavéjo…
3) Si segna sempre in tutte le altre posizioni: àsido, òstrega, tiènte£o, invìtene, metarò, finìo, savùo, pòrtene£o, partìi, sentìa, segretarìa (=segreteria) diverso da segretaria (=segretaria)…
4) Non si segna sugli avverbi in –mente e su alcune parole di uso molto frequente: normalmente (pron. /normalménte/) , stranamente (pron./stranaménte/)… questo, que£o, fora, insieme, come…
N.B.: sarebbe consigliabile scrivere con qû- le seguenti parole per indicare le diverse pronuncie che esse hanno: qûel (=kél, kuél) , qûesta (=késta, kuésta) , qûe£e (=kéle/kee, kuéle/kuée) , qûi (=kì/kuì) etc… Se non si ha il simbolo "û" esse si possono scrivere con q-: qel (=kél, kuél) ; qe£e (=kéle/kee, kuéle/kuée) e anche qûi (=kì/kuì) che ha un significato diverso da "chi/ci"…
Infine, notiamo che l’accento serve anche a distinguere alcune parole simili che hanno però significato diverso:
a) so (=io so) è diverso da so’ (=io sono) e diverso da só (=suo/a/oi/e)
b) me (=mi) è diverso da mé (=mio/a/ei/e)
“me pare = mi pare,sembra” mentre “mé pare = mio padre”
“£a me domanda = (lei) mi domanda” mentre “£a mé domanda = la mia domanda”
c) to! (con o-aperta =eccoti!) è diverso da to’ (=prendi!) e diverso da tó (=tuo/a/oi/e)
d) dighe (=dighe) , dìghe (=digli,dille, di’ a loro) ; dame (=dame) , dàme (=dammi)
fame (=fame) , fàme (=fammi) ; porte£a (=sportello, porta) , portè£a (=portàtela)
jùtene (=aiutaci) , jutène (=aiutateci) ; scólteme (=ascoltami) , scoltème (=ascoltatemi)…
QUARTA LEZIONE
Abbiamo visto che, per la legge della maggioranza, è più giusto scrivere dotor, sentir, fiol, parol ecc... anche se poi nella pronuncia si può aggiungere una vocale. Per lo stesso principio abbiamo visto che in una lingua scritta unitaria è meglio usare forme come mónte, toco, tenpo, el sente ecc… anche se poi nella pronuncia le vocali finali possono essere tralasciate.
Ma i plurali di questi nomi come si fanno? E anche i verbi presentano voci “ambigue”, come vedremo.
Cosa fare? Purtroppo, questi sono due casi in cui le diverse parlate venete variano molto. Consideriamo le parlate genuine (e non lo pseudoveneto di città, che in realtà è italiano travestito da veneto).
Guardate qua:
a) Veronese-Venez.(-Trevig.meridion.) : el mónte à (plur.) i mónti ; el ségno à (plur.) i ségni
b) Feltr-Bellun. (Trevig. settentr.) : el mónt à (plur.) i mónt ; el ségn à (plur.) i ségn ; (paronàparogn…)
c) Padov-Vicent-Polesano (parte del Veron., asolano, gradese) : el mónte à i munti ; el ségno à i signi
A questo punto, almeno a livello scritto, sarebbe più giusto scegliere le ultime forme. (tra l’altro anche alcune zone del bellunese hanno paronà parui…). Sono forme che si presentano un po’ in tutto il territorio veneto anche se “a macchia di leopardo”
E anche nei verbi c’è una situazione simile:
a) Venez.-Trevig. : el sente à ti sente (te sente) ; el véde à ti véde (te véde)
b) Veron. : el sente à te senti ; el véde à te vedi
c) Feltr-Bellun.-(Trevig.settentr.) : el sent à te sent (tu sent) ; el vét (el véd) à te vet (te véd)
d) Padov-Vicent-Poles. (parte del Veron., asolano, gradese) : el sente à te sinti ; el véde à te vidi
Come vedete, se cerchiamo le forme autentiche delle varie zone, sarebbe più giusto scegliere le ultime forme a livello di scrittura unitaria. Poi parlando, ognuno è libero di fare quel che vuole.
Quindi, riassumendo, ecco cosa fare in questi casi:
ó-chiusa in penult. posiz. (-o in ultima) à -u: el mónteà i munti, el paronà i paruni, el fiolà i fiu£i… ma el tocoà i tochi, l’ortoà i orti, el moroà i mori…
é-chiusa in penult. posiz. à -i: el ségnoà i signi, el sécioà i sici, el védeà te vidi, nétoà niti…
ma el trenà i treni, el piaxerà i piaxeri, el perdeà te perdi…
combinazione -o-ó à -u-u: el moróxoà i muruxi, el dotorà i duturi
combinazione -o-é à -u-i: l’argoméntoà i arguminti, el moméntoà i muminti, movéaà te muvivi
Ricordiamoci poi, che i nomi femminili in –e restano invariati al plurale (anche se i giovani che parlano l’italiano tendono a fare confusione facendo anche il plurale veneto in –i). Quindi:
na ciave à dó ciave (non “ciavi” che è italianeggiante)
£a nave à £e nave (non “navi” che è italianeggiante)
£a fòrbexe à £e fòrbexe
na straje à £e straje
ecc…
mentre: na vocalà dó voca£i ; £a nathionalà £e nathiona£i ; el/£a cantante à i/£e cantanti, ecc… perché terminano in consonante (-l) oppure non sono nomi prettamente femminili ma misti (cioè masch/femm)
QUINTA LEZIONE
Ormai siamo alla fine, restano da vedere alcune forme verbali e poi le principali regole di unificazione sono terminate. Abbiamo visto le forme del tipo: el movéa à te muvivi , el savéaà te savivi e ovviamente quelle analoghe che movése à che te muvisi, che ’l savéseà che te savisi ecc…
Guardiamo ora i futuri:
Veron.-Padov-Vicent-Polesano: el cantarà à te cantarè
Venez.-Trevig.-Bellun.: el cantarà à ti cantarà (tu cantarà/te cantarà)
In questo caso per la legge della maggioranza scegliamo le prime forme: te cantarè, te pensarè, te savarè, te finirè ecc…escludendo il veneto nord-orientale.
Analogamente tra le seguenti forme:
Veronese-Venez-Trevig-Bellun: (voaltri) cantarè, canterè
Padov-Vicent-Polesano (=veneto centr.): (voaltri) cantarì
In questo caso il veneto centrale risulta in minoranza quindi si sceglieranno le forme (voaltri) cantarè, savarè, finirè ecc…
Ora i principali punti di disaccordo tra le diverse varianti venete sono unificati, le restanti variazioni minori possono essere accettate contemporaneamente e saranno il tempo e l’uso a decidere quali diventeranno più “ufficiali” e quali saranno escluse. Per il momento non ha senso decidere un’unificazione nei minimi dettagli…anche perché molte lingue, come inglese e spagnolo presentano doppie forme verbali e questo non vuol dire che non siano lingue unitarie (pensiamo a it is->it’s , I have -> I’ve , He would go -> He’d go oppure spagnolo fuera -> fuese , cantara -> cantase , cantáramos -> cantásemos ecc…)
Il vèneto è parlato sotto forma di diverse varianti (veneziano, veronese, trevigiano, feltrino-bellunese, padovano-vicentino-polesano detto veneto centrale, e fuori dal Veneto) ma ha delle strutture comuni. E` quindi possibile raggiungere una lingua unitaria scritta lasciando vive le diverse varianti di pronuncia. Anche se, è bene notarlo, alcune variazioni di pronuncia si riflettono sulla grammatica (per esempio i plurali o i verbi)…
Dove è possibile le pronuncie vengono unificate con un’unica grafia, dove non è possibile si opereranno delle scelte ma l’importante è: 1) non usare lettere che favoriscono la pronuncia errata italianizzante dei giovani ; 2) Se si fanno delle scelte, seguire un procedimento democratico (legge della maggioranza) o basato sull’autorità della storia; 3) Non scrivere in modo troppo complicato ma, nei limiti dell’unificazione, usare una grafia regolare che possa essere facilmente imparata anche da chi non conosce il veneto in modo che sia più facile diffonderlo.
L-tajà: Ł, £ = L-normale oppure E-breve o muta (suono evanescente).
Ła ba£a (pronuncia /la bala/ oppure /’a baea/) = la palla
Łe sca£e (pronuncia /le scale/ oppure /’e scae/) = le scale
El co£or (pronuncia /el colór/ oppure /el coeór/) = il colore
Łóre (pronuncia /lóre/ oppure /eóre/) = esse, loro (femm.)
Łigo (pronuncia /ligo/ oppure /’igo/) = lego, allaccio
Questa lettera unifica due diverse pronuncie (la prima è veronese e feltrino-bellunese o rustica) e inoltre ha il pregio di risolvere parecchi casi di ambiguità anche quando non viene pronunciata. Ad esempio:
ba£i (=balli) rispetto a bai (=vermi,insetti)
scó£e (=scuole) rispetto a scóe (=scope)
cava£i (=cavalli) rispetto a cavài (=tolti)
anima£i (=animali) rispetto a animài (=animati)
va£e (=valle) rispetto a vae (sinonimo di vaga= che vada)
corte£o (=coltello) rispetto a corteo (=corteo)
mìsi£e (=missile) rispetto a misie (congiunt. di misiar=mescoli)
Questi sono solo alcuni esempi per spiegare l’utilità di questo simbolo (che è usato, con scopi diversi, anche in polacco).
Un altro simbolo che unifica a livello scritto due varianti di pronuncia è:
J: = i-breve oppure gi (pronuncia veneziana).
ojo (pronuncia /oio/ oppure /ogio/) = olio
maravéja (pronuncia /maravéia/ oppure /maravégia/) = meraviglia
bóje (pronuncia /bóie/ oppure /bógie/) = bolle, bollono
…
Ricordiamo, infine un’altra regola fondamentale delle Parlade Vènete Unificàe:
O, E finali: si leggono oppure sono mute (pronuncia feltrino-bellunese)
tenpo (pronuncia /tenp(o)/) = tempo
toco (pronuncia /tòc(o)/) = pezzo
sente (pronuncia /sent(e)/) = sente, sentono
mónte (pronuncia /mónt(e)/) = monte
…
In una grafia unitaria è corretto scrivere queste vocali perché esse si usano in quasi tutte le varianti, però a livello di pronuncia è altrettanto lecito lasciarle anche mute rispettando il feltrino
SECONDA LEZIONE
Altre lettere con doppia pronuncia sono S / X ma il loro utilizzo è comunque molto regolare perché ogni lettera ha un suono (ed eventualmente una variante). Ricordiamo che l’uso della lettera Z tende notevolmente a rafforzare gli errori di pronuncia dei giovani, che la leggono all’italiana oppure come la Z spagnola anche quando in realtà è usata per rappresentare il suono ‘dh’.
S: sempre come in spagnolo = Ss italiana di “rossa”.
Zs: = Ss italiana di “rossa” oppure =TH inglese.
Pasar (pronuncia /passàr/ ) = passare
Baso (pronuncia /basso/ ) = basso
Masa (pronuncia /massa/ ) = troppo
Piazsa (pronuncia /piassa/ oppure /piatha/) = piazza
Giazso (pronuncia /giasso/ oppure /giatho/) = ghiaccio
Senzsa (pronuncia /sensa/ oppure /sentha/) = senza
Mése (pronuncia /mésse/ ) = messe
Rósa (pronuncia /róssa/ ) = rossa
Verso (pronuncia /vèrso/ ) = verso
Sente (pronuncia /sente/ ) = sente
Se (pronuncia /se/) = se
Sórso (pronuncia /sórso/) = sorso
X: sempre come portog. “exemplo” = S ital. di “rosa” anche in inizio di parola.
Zx: come portog. “exemplo” = S ital. di “rosa” oppure =DH inglese.
Roxa (pronuncia /ròsa/ ) = rosa
Mezxe (pronuncia /mèse/ oppure /mèdhe/) = mezze
Méxe (pronuncia /mése/) = mese
Baxo (pronuncia /baso/ ) = bacio
Caxa (pronuncia /casa/ ) = casa
Pianzxe (pronuncia /pianse/ oppure /piandhe/) = piange, piangono
Verzxo (pronuncia /vèrso/ oppure /vèrdho/) = apro
Zxente (pronuncia /sent(e)/ oppure /dhent(e)/) = gente
Xe (pronuncia /sè/) = è, sono
Sórxo (pronuncia /sórso/) = topo (anche sórxe)
In pratica i gruppi ZS,ZX rappresentano le versioni "a doppia pronuncia" delle corrispondenti lettere S/X.
Il gruppo Zs rappresenta lo stesso suono di S quando esso ha anche l'alternativa interdentale TH.
Il gruppo Zx rappresenta lo stesso suono di X (S-sonora) quando esso ha anche l'alternativa interdentale DH.
Attenzione: le parole pasion, mision, sesion ecc… hanno una sola pronuncia e si distinguono da quelle come nazsion, azsion, direzsion, sezsion… che hanno due pronuncie. Per esempio:
Sesion (pronuncia /sessión/ ) = sessione
Tension (pronuncia /tenssión/) = tensione
Atenzsion (pronuncia /atenssión, atenthión/ ) = attenzione
Sezsion (pronuncia /sessión, sethión/ ) = sezione
Pasion (pronuncia /passión/ come in spagn.) = passione
Azsion (pronuncia /assión, athión/ ) = azione
Le parole ocaxion, desixion, invaxion e quelle in –vixion sono regolarmente con X (=s sonora italiana)
TERZA LEZIONE
-L, -R finali: sono pronunciate come sono scritte oppure seguite da vocale (veneto centrale)
Dotor (pronuncia /dotór(e)/) = dottore
Vardar (pronuncia /vardàr(e)/) = guardare, osservare
Parol (pronuncia /paról(o)/ [o paróeo] ) = paiuolo, pentolone
…In una grafia unitaria è giusto scrivere –L , –R finali perché questa è la pronuncia della maggioranza delle varianti, ma nel parlato niente vieta di aggiungere la vocale come nel veneto centrale.
In fine, ricordiamo che il veneto ha un altro gruppo di suoni che non esiste in italiano: s + ci, s + ce che si pronunciano separati e non “sci, sce” all’italiana…
S-c , s·c: si pronunciano sempre separate
S-cioco , s·cioco (pronuncia /s.ciòc(o)/ ) = schiocco, scoppio
Fis-ciar, fis·ciar (pronuncia /fis.ciàr(e)/ ) = fischiare
Mas-cio, mas·cio (pronuncia /mas.cio/ ) = maiale
…
Chiarito l’uso delle lettere passiamo a vedere le regole di accentuazione: per una lingua come il veneto, spesso distorta dai presentatori in Tv e poco conosciuta fuori dalle nostre zone, è molto importante l’uso degli accenti perché permette una corretta pronuncia anche a chi non la conosce.
1) L’accento non si segna sulle parole che finiscono in consonante: infatti cade automaticamente sull’ultima vocale ed è quasi sempre chiuso: paron (pron. /parón/) , saver (pron. /savér/) , parol (pron. /paról/) , cantar (pron. /cantàr/) …
2) L’accento si segna in penultima posizione solo su ó-chiusa ed é-chiusa: sóto (pron. /sóto/ =sotto) ma soto (pron. /sòto/ =zoppo) ; bóta (pron. /bóta/ =botte) ma bota (pron. /bòta/=botta) ; méxe (pron. /mése/ =mese) ma mexe (pron. /mèse/ , /mèdhe/ =mezze) ; e così via… néto, nóvo, famóxa, péro, cavéjo…
3) Si segna sempre in tutte le altre posizioni: àsido, òstrega, tiènte£o, invìtene, metarò, finìo, savùo, pòrtene£o, partìi, sentìa, segretarìa (=segreteria) diverso da segretaria (=segretaria)…
4) Non si segna sugli avverbi in –mente e su alcune parole di uso molto frequente: normalmente (pron. /normalménte/) , stranamente (pron./stranaménte/)… questo, que£o, fora, insieme, come…
N.B.: sarebbe consigliabile scrivere con qû- le seguenti parole per indicare le diverse pronuncie che esse hanno: qûel (=kél, kuél) , qûesta (=késta, kuésta) , qûe£e (=kéle/kee, kuéle/kuée) , qûi (=kì/kuì) etc… Se non si ha il simbolo "û" esse si possono scrivere con q-: qel (=kél, kuél) ; qe£e (=kéle/kee, kuéle/kuée) e anche qûi (=kì/kuì) che ha un significato diverso da "chi/ci"…
Infine, notiamo che l’accento serve anche a distinguere alcune parole simili che hanno però significato diverso:
a) so (=io so) è diverso da so’ (=io sono) e diverso da só (=suo/a/oi/e)
b) me (=mi) è diverso da mé (=mio/a/ei/e)
“me pare = mi pare,sembra” mentre “mé pare = mio padre”
“£a me domanda = (lei) mi domanda” mentre “£a mé domanda = la mia domanda”
c) to! (con o-aperta =eccoti!) è diverso da to’ (=prendi!) e diverso da tó (=tuo/a/oi/e)
d) dighe (=dighe) , dìghe (=digli,dille, di’ a loro) ; dame (=dame) , dàme (=dammi)
fame (=fame) , fàme (=fammi) ; porte£a (=sportello, porta) , portè£a (=portàtela)
jùtene (=aiutaci) , jutène (=aiutateci) ; scólteme (=ascoltami) , scoltème (=ascoltatemi)…
QUARTA LEZIONE
Abbiamo visto che, per la legge della maggioranza, è più giusto scrivere dotor, sentir, fiol, parol ecc... anche se poi nella pronuncia si può aggiungere una vocale. Per lo stesso principio abbiamo visto che in una lingua scritta unitaria è meglio usare forme come mónte, toco, tenpo, el sente ecc… anche se poi nella pronuncia le vocali finali possono essere tralasciate.
Ma i plurali di questi nomi come si fanno? E anche i verbi presentano voci “ambigue”, come vedremo.
Cosa fare? Purtroppo, questi sono due casi in cui le diverse parlate venete variano molto. Consideriamo le parlate genuine (e non lo pseudoveneto di città, che in realtà è italiano travestito da veneto).
Guardate qua:
a) Veronese-Venez.(-Trevig.meridion.) : el mónte à (plur.) i mónti ; el ségno à (plur.) i ségni
b) Feltr-Bellun. (Trevig. settentr.) : el mónt à (plur.) i mónt ; el ségn à (plur.) i ségn ; (paronàparogn…)
c) Padov-Vicent-Polesano (parte del Veron., asolano, gradese) : el mónte à i munti ; el ségno à i signi
A questo punto, almeno a livello scritto, sarebbe più giusto scegliere le ultime forme. (tra l’altro anche alcune zone del bellunese hanno paronà parui…). Sono forme che si presentano un po’ in tutto il territorio veneto anche se “a macchia di leopardo”
E anche nei verbi c’è una situazione simile:
a) Venez.-Trevig. : el sente à ti sente (te sente) ; el véde à ti véde (te véde)
b) Veron. : el sente à te senti ; el véde à te vedi
c) Feltr-Bellun.-(Trevig.settentr.) : el sent à te sent (tu sent) ; el vét (el véd) à te vet (te véd)
d) Padov-Vicent-Poles. (parte del Veron., asolano, gradese) : el sente à te sinti ; el véde à te vidi
Come vedete, se cerchiamo le forme autentiche delle varie zone, sarebbe più giusto scegliere le ultime forme a livello di scrittura unitaria. Poi parlando, ognuno è libero di fare quel che vuole.
Quindi, riassumendo, ecco cosa fare in questi casi:
ó-chiusa in penult. posiz. (-o in ultima) à -u: el mónteà i munti, el paronà i paruni, el fiolà i fiu£i… ma el tocoà i tochi, l’ortoà i orti, el moroà i mori…
é-chiusa in penult. posiz. à -i: el ségnoà i signi, el sécioà i sici, el védeà te vidi, nétoà niti…
ma el trenà i treni, el piaxerà i piaxeri, el perdeà te perdi…
combinazione -o-ó à -u-u: el moróxoà i muruxi, el dotorà i duturi
combinazione -o-é à -u-i: l’argoméntoà i arguminti, el moméntoà i muminti, movéaà te muvivi
Ricordiamoci poi, che i nomi femminili in –e restano invariati al plurale (anche se i giovani che parlano l’italiano tendono a fare confusione facendo anche il plurale veneto in –i). Quindi:
na ciave à dó ciave (non “ciavi” che è italianeggiante)
£a nave à £e nave (non “navi” che è italianeggiante)
£a fòrbexe à £e fòrbexe
na straje à £e straje
ecc…
mentre: na vocalà dó voca£i ; £a nathionalà £e nathiona£i ; el/£a cantante à i/£e cantanti, ecc… perché terminano in consonante (-l) oppure non sono nomi prettamente femminili ma misti (cioè masch/femm)
QUINTA LEZIONE
Ormai siamo alla fine, restano da vedere alcune forme verbali e poi le principali regole di unificazione sono terminate. Abbiamo visto le forme del tipo: el movéa à te muvivi , el savéaà te savivi e ovviamente quelle analoghe che movése à che te muvisi, che ’l savéseà che te savisi ecc…
Guardiamo ora i futuri:
Veron.-Padov-Vicent-Polesano: el cantarà à te cantarè
Venez.-Trevig.-Bellun.: el cantarà à ti cantarà (tu cantarà/te cantarà)
In questo caso per la legge della maggioranza scegliamo le prime forme: te cantarè, te pensarè, te savarè, te finirè ecc…escludendo il veneto nord-orientale.
Analogamente tra le seguenti forme:
Veronese-Venez-Trevig-Bellun: (voaltri) cantarè, canterè
Padov-Vicent-Polesano (=veneto centr.): (voaltri) cantarì
In questo caso il veneto centrale risulta in minoranza quindi si sceglieranno le forme (voaltri) cantarè, savarè, finirè ecc…
Ora i principali punti di disaccordo tra le diverse varianti venete sono unificati, le restanti variazioni minori possono essere accettate contemporaneamente e saranno il tempo e l’uso a decidere quali diventeranno più “ufficiali” e quali saranno escluse. Per il momento non ha senso decidere un’unificazione nei minimi dettagli…anche perché molte lingue, come inglese e spagnolo presentano doppie forme verbali e questo non vuol dire che non siano lingue unitarie (pensiamo a it is->it’s , I have -> I’ve , He would go -> He’d go oppure spagnolo fuera -> fuese , cantara -> cantase , cantáramos -> cantásemos ecc…)
Um comentário:
QUE BELO TRABALHO... PARABENS
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