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quinta-feira, 13 de setembro de 2018

Sobrenomes dos Italianos Pioneiros na Colônia Assunguy




Colônia Assunguy

A Colônia Assunguy, ou Açungui, foi fundada no ano de 1860, tendo sido financiada com recursos do próprio da Província do Paraná. Essa colônia, com o passar do tempo, deu lugar a formação do município de Cerro Azul. O município pertencente ao Vale do Ribeira e é conhecida como a terra da laranja, pelas inúmeras plantações dessa fruta. Segundo o historiador Romário Martins "...em 1875 tinha a Colônia Assungui 1.824 habitantes, sendo 875 brasileiros, 338 franceses, 221 ingleses, 202 italianos, 171 alemães, 16 espanhóis e apenas um sueco". Pela lei nº 259, de 27 de dezembro de 1897, o lugar passa a ser município. 
Cerro Azul fica a 92 quilômetros de Curitiba, a capital do estado. Sua população em 2007 era de 17.693 habitantes.




Sobrenomes dos italianos pioneiros na Colônia Assungui:

Andreatta
Bassetti
Battisti
Benedetti
Bernardin
Berteotti
Bertotti
Bertolo
Boscheri
Cappelletti
Carlin
Carlini
Ciola
Cortelletti
Crippa
Ducati
Depetris
Eneam
Facchini
Fedele
Ferrari
Fontana
Fontanari
Franceschini
Furlan
Giacchetti
Giacomelli
Leonardi
Lucchetta
Monegaglia
Motter
Negri
Nicolao
Paoli
Paris
Pincigher
Rosa
Ricci
Slomp
Spagnoli
Stagnaro
Todeschi
Tonet
Toneti
Trisotto
Valentini
Valle
Zottele



Outros Sobrenomes


Alessandrini
Andreini
Bianco
Caumo
Collesel
Coraggiola
Coraiola
Dallatorre
Daltrozzo
Demonte
Fruet
Gasperaz
Gasperazzi
Giovanazzi
Libardo
Longo
Lorenzi
Mott
Moz
Rassele
Rester
Ribani
Romagna
Roster
Rover
Schena
Scotto
Simon
Simoni
Stenghel
Stofella
Tambosi
Tavernaro
Tomas
Tommasi
Tonetti 

Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta
Erechim RS

sábado, 11 de agosto de 2018

Relação das Famílias Pioneiras da Colônia Santa Felicidade em Curitiba



Conforme o livro do escritor Pe. Jacir Braido “O bairro que chegou num navio: Santa Felicidade Centenário, impresso pela editora Líbero-Técnica, Curitiba, novembro de 1978, e também baseado nas pesquisas do Pe. Irio Dalla Costa, esta é a relação das famílias pioneiras na formação do atual bairro curitibano: 

ANO 1878

Alberti Giovanni
Boscardin Francesco
Boscardin Luigi
Benato Madalena
Bacalfil Basilio
Bertapelle Andrea
Breda Giacomo
Bosa Antonio
Bosa Valentino
Comparin Francesco
Cumin Calisto
Casagrande Giovanni
Cuman Santo
Dalla Stella Giuseppe
Dallarosa Antonio
Decarli Giovanni
Lucca Giovanni
Lucca Latini
Muraro Bortolo
Muraro B. Travisanello
Meneguzzo Giovanni
Maestrelli Dionisio
Poeltto Giovanni
Paolin Antonio
Ravanello Giuseppe
Slompo Bortolo
Tagliaro Sebastiano
Tabarin Clemente
Tulio Agostino
Travensoli Francesco
Valente Domenico
Villanova Bortolo
Vendramin Giuseppe
Zanotto Celestino
Zonato Domenico


DE 1879 À 1887

Alfornalli Giovanni
Alessi, viúva
Anzolin Pelegrino
Budel Giaccomo
Bonato Giovanni
Benato Giovanni
Bazani Angelo
Culpi Giuseppe
Colodel Giuseppe
Colodel Alessandro
Costa Luigi
Costantin Giovanni
Cecchetto Giuseppe
Cortese Luigi
Dallavia Angelo
Dallabona Giovanni
Dall’Armi Giovanni
Dallamarta Giovanni
Dorigan Antonio
Dorigan Romano
Franceschini, viúva
Ferro Vittore
Fontana Giovanni
Foiato Massimino
Garzaro Lorenzo
Gobbi Giuseppe
Gualdesi Pacifico
Gabardo Antonio
Lucca, viúva
Lovato Domenico
Lugarini Agostinho
Manfron Basilio
Meneguzzo Bortolo
Mion Girolamo
Miola Santo
Mazzarotto Angelo
Pegoraro Vitório
Parise Maria
Petrobelli Giovanni
Sandri Giovanni
Sandri Bortolo
Scabia Antonio
Strapasson Giovanni
Strapasson Domenico
Segala Valentino
Saccheto Francesco
Toaldo Pelegrino
Trevisan Felice
Trevisan Antonio
Tomasi Girolamo
Tomasi Francesco
Tessari Giovanni
Tessaro Antonio
Volpe Gianbatista
Volpe Andrea
Zardo Giaccomo
Zeminian Giuseppe
Zen Antonio


DE 1888 À 1895 FAMÍLIAS

Antoniacomi
Basso
Botega
Brandalise
Berti
Borgo
Bucco
Bindo
Bugliana
Bello
Brognolo
Baron
Brunetti
Brotto
Bortoluzzo
Brustolin
Cagliari
Ceronato
Costantini
Coradi
Castagnoli
Cechin
Cavacchiolo
Chiminello
Dal Santo
Dallalibera
Darú
Dalzoto
De Marchi
Ercole
Esilioto
Festa
Fochese
Finzeto
Fogiato
Fiori
Ferrarini
Foltran
Fraccaro
Frasson
Ferronato
Giaretta
Gardaro
Golin
Grande
Giacomelli
Gnata
Giusti
Gasparin
Granato
Galli
Leonardi
Mocelin
Manosso
Maestrelo
Marchesini
Milani
Murara
Moleta
Micheleto
Menegoto
Marioti
Matio
Molinari
Nappa
Pansarin
Peruzzi
Pianaro
Pizzato
Parodi
Poletti
Paganetti
Puglia
Rizzetto
Smanioto
Stella
Scorsin
Stival
Simeoni
Simoneto
Sartori
Scaramelio
Toresin
Veuzon
Vale
Volpato
Zampieri
Zanzovo
Zilio
Zilioto
Zaramella





Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta
Erechim RS

segunda-feira, 7 de maio de 2018

I Veneti nel Paranà



Intervento di Luis Molossi, consultore della FAVEP, nella Consulta Veneta de 2009
Desiderio Peron 20 de dezembro de 2009 sulla revista Insieme

L’emigrazione verso il Paraná, regione che in quel tempo faceva ancora parte dello Stato di São Paulo, venne regolamentata con la Legge Provinciale n.º 29, del 21/03/1855. L’intervento legislativo si rese necessario visto il sempre più impellente bisogno di mano d’opera, legato alla volontà da parte dell’impero portoghese di estendere la propria egemonia sui territori situati all’estremo sud del Brasile. Quest’azione era tesa a stabilizzare une delle zone più calde del paese. Infatti non da molto qui si erano conclusi alcuni conflitti e ribellioni, come ad esempio la guerra dei “Farrapos” che interessò Rio Grande do Sul e Santa Catarina. L’interesse a consolidare e ad assumere prima possibile il controllo di quei territori era prima di tutto dettato dal fatto che si trattava di zone di confine, sulle quali giravano molteplici interessi prevalentemente da parte dei governi spagnolo, uruguaiano ed argentino. Prioritariamente si ritenne necessario sviluppare un’economina prevalentemente agricola tale, almeno in una sua prima fase, da garantire la sussistenza degli abitanti, tenendo logicamente presente l’incremento demografico che ne sarebbe derivato. Parallelamente si andò ad investire sulle infrastrutture, concentrando gli sforzi sulla creazione di nuove vie di comunicazione quindi sulla ristrutturazione delle strade preesistenti; era infatti di fondamentale importanza agevolare il più possibile i contatti fra le varie comunità. Nella zona di Curitiba come del resto a Lapa, Ponta Grossa, Castro e Guarapuava vennero alla luce moltissime colonie fondate prevalentemente da: tedeschi, polacchi, svizzeri, inglesi, francesi e anche belgi; fino ad allora la componente italiana era numericamente trascurabile. Solo dal 1875 l’immigrazione nel Paranà da parte degli italiani assunse un aspetto consistente. La causa dell’incremento di questo flusso migratorio era individuabile in una profonda crisi economica, dovuta ai molteplici problemi, ad allora irrisolti, derivanti dalla recente unità d’Italia. I motivi per i quali moltissime persone individuarono nel Brasile il luogo dove andare a costruire il proprio futuro, sono dovuti in primis alla possibilità di possedere un pezzo di terra da coltivare, aspetto peculiare di una neonata giurisprudenza in materia d’immigrazione che al tempo rendeva questo paese ben più appetibile di altri. La prima Colonia Italiana del Parana risale alla prima metà degli anni 1870; questa fu chiamata “Alexandra”, e sorse in una zona prossima al “Porto de Paranaguá”. Il motivo di tale ubicazione è riconducibile al tentativo, purtroppo solo a parole, di ridurre al minimo gli oneri a carico degli immigranti italiani per la loro “sistemazione”. In realtà Sabino Tripoti, imprenditore legato contrattualmente al Presidente della Provincia, Venâncio José Lisboa, nonché fondatore della stessa Colonia Alessandra, lucrava e non poco sui suoi sventurati compatrioti che, spinti da una sempre più impellente indigenza, avevano dovuto lasciare il proprio paese. Per avere un’idea su quanto questo “signore” vessava i propri connazionali, basti pensare che il costo effettivo per la sistemazione di ogni singola persona ammontava all’epoca a cento lire, mentre lui se ne intascava candidamente 500. É noto inoltre che Tripoti abbia partecipato in Argentina alla fondazione delle colonie “Emilia” e “Ausonia”, situate rispettivamente a Santa Fé ed a Chaco, meritandosi le “attenzioni” della magistratura argentina oltre che di quella italiana, dovute sempre al comportamento vessatorio nei confronti degli emigranti, considerati da questo sant’uomo niente più che fonte di profitto. Come se tutto ciò non bastasse, la scelta di insediarsi nella zona di Paranaguá di lì a poco si dimostrò completamente sbagliata a causa di un terreno inadatto ad essere coltivato e di un clima troppo caldo per persone che erano abituate da generazioni al freddo degli altipiani veneti. Una volta resisi conto della situazione, molti pensarono addirittura di far ritorno in Italia, in quanto era completamente venuta a mancare la fiducia nei confronti delle promesse fatte a suo tempo dalle agenzie per l’emigrazione italiane. Fu così che per mano del Presidente della Provincia, Adolfo Lamenha Lins, il contratto fu annullato e fu fondata la colonia “Nova Italia” a Morretes, cittadina situata sempre vicina alla zona costiera. Fu proprio tale ubicazione a determinare un ulteriore fallimento, sempre da attribuire alla scarsa qualità del terreno oltre che alla difficoltà nel distribuire e conseguentemente a commercializzare prodotti quali la canna da zucchero, l’acquavite, il caffè, il mais ed i fagioli. I documenti dell’epoca riportano che la colonia era occupata da 800 famiglie e suddivisa in 610 lotti pressochè inutilizzabili a fini agricoli. Il 13/10/1892 Prete Pietro Antonio Colbacchini scrisse una lettera, specie di resoconto, al Presidente della Società Italiana di San Raffaele, responsabile dell’assistenza agli emigrati, dove lamentava la situazione d’estremo disagio, dovuta al caldo, ai parassiti, agl’insetti (soprattuto zanzare) nella quale si erano venuti a trovare i coloni. Oltre a tutto ciò il prelato, sempre nella medesima lettera, descrive sintomi quali: “stordimento al capo, languore di membra, inappetenza, svogliatezza, indolenza e quasi tedio della vita”. Fu così che moltissimi lasciarono la costa per raggiungere l’altopiano curitibano, soventemente andando ad insediarsi in colonie preesistenti, ubicate nelle zone limitrofe della capitale quali: Antonio Rebouças, Santa Maria do Novo Tyrol (colonia trentina), Campo Comprido, Murici, Inspetor Carvalho, Dantas (Água Verde), Santa Felicidade, Alfredo Chaves (Colombo) ed altre. Alcune comunità fecero subito proprie abitudini e costumi locali, mentre altre, prevalentemente quelle più decentrate, grazie ad un intregrazione più progressiva, riuscirono a mantenere ben vivi i legami con le proprie radici, non dimenticando la propria lingua e più in generale la propria cultura. L’organizzazione delle colonie seguiva normalmente delle regole molto semplici: veniva prioritariamente operata una suddivisione del terreno destinato alle attività economiche, quindi si andavano ad erigere in successione la chiesa, il cimitero quindi la scuola. L’economia di ogni singola comunità dell’epoca era di carettere prettamente rurale; la colonia doveva essere quasi del tutto autosufficiente stabilendo al proprio interno una sorta di organizzazione di carattere autarchico. Ecco che si allevava il bestiame, si coltivava della vite, ai legumi, agli ortaggi, si costruivano mulini per la produzione di farina di mais destinata, oltre che finire sulle tavole sotto forma di polenta, anche a diventare mangime per animali. Si tendeva inoltre a disbocare il più possibile, producendo così molto legname da destinare soprattuto ad un utilizzo edilizio, ed allo stesso tempo ottenendo nuovo terreno da coltivare. Infine, non mancavano ferriere e fabbri. Il Paranà copre una superficie pari ai 2/3 dell’Italia. Nel periodo della grande immigrazione il suo territorio era pressochè quasi totalmente ricoperto da foreste formate prevalentemente da pini (araucária). Il Prete Colbacchini, durante le sue lunghissime ed innumerevoli peregrinazioni, fece erigere ben 16 cappelle ed una grande chiesa. Quest’ultima fu costruita nel quartiere di “Santa Felicidade”, ad oggi, fra le zone a maggioranza italiana e, senza dubbio, une delle più conosciute e sviluppate dello stato paranaense. Non è assulutamente un caso che la principale via d’accesso, piena peraltro d’innumerevoli ristoranti e negozi, porti il nome di “Via Veneto” ed al proprio ingresso vi sia stato sistemato il famoso “Leone Allato”, simbolo per eccellenza dei Veneti. “Il campo è imenso. Faremo un corpo unico. Fonderemo una Congregazione religiosa, un seminário…” diceva Colbacchini ad alcuni amici sacerdoti di Vicenza, esortandoli a raggiungerlo in Brasile, alla fine del secolo XIX. È attualmente impossibile risalire a quanti prelati e quante famiglie siano giunte qui dal Veneto. Possiamo però sicuramente affermare che la presenza dei veneti in Paraná è ed è stata veramente rilevante sia in riferimento all’espetto prettamente demografico, sia e soprattuto per come quest’ultimi siano riusciti con il loro fondamentale contibuto a dare slancio allo sviluppo economico dello stato. Tengo a sottolineare che i veneti, grazie alla creatività e alla laborosità, qualità loro peculiari, si sono fatti valere analogamente anche in molte altre parti del mondo. La popolazione dello Stato del Paranà conta oggi col quase 40% di origine italiana, della quale, la maggior parte di veneti. Ancora oggi, in qualsiasi luogo lo s’incontri, un veneto, oltre che per il cognome, è riconoscibile per il suo inconfondibile accento, ciò a testemonianza di un ancora più che vivo legame con la propria cultura. La sfida della FAVEP – Federazione delle Associazioni Venete dello Stato del Paraná, ente di cui ho l’onore di far parte e da cui sono chiamato a ricoprire la carica di consultore, consiste nel sollecitare il senso d’appartenenza dei veneti con la propria origine. Questo sarà possibile se tutti noi c’impegneremo nel dare la maggiore visibilità possibile alle numerose iniziative di cui la Regione Veneto si sta facendo promotrice. Non potete immaginare il piacere ed allo stesso tempo la grande emozione che provo, stando qui a parlare con voi. Per concludere, visto che la lingua veneta in tutto il sud del Brasile diventa per legge lingua ufficiale, con tutto il mio orgoglio di veneto, voglio dirvi: “- MI SON TALIAN, ÒSTREGA!” 



Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta
Erechim RS

terça-feira, 24 de abril de 2018

Padre Pietro Colbacchini e a Colônia Bella Vista no Paraná



Padre Pietro Colbacchini, foi um dos primeiros missionários formados pelo Instituto Scalabriniano, na Itália. Nasceu na cidade de Bassano del Grappa, próxima à cidade Castello di Godego, em 1845. Dos entornos dessas duas cidades emigraram algumas famílias que formaram a Colônia Bella Vista, localizada a aproximadamente 14 km da cidade de Imbituva, no estado do Paraná. Ela foi fundada no ano de 1896 por imigrantes italianos, provenientes da região do Vêneto, na Itália. Esses imigrantes, inicialmente se instalaram em outras Colônias ao redor de Curitiba para depois migrarem para a região de Imbituva. Esta cidade está situada a 177 km de Curitiba e recebeu imigrantes alemães e italianos. A Colônia Bella Vista, na época da sua fundação, tinha uma área de 870 alqueires de terras férteis e chegou a ter 400 habitantes. Esta colônia não fazia parte daquelas criadas pelos governos estadual ou federal, ela foi adquirida pelos próprios imigrantes. 
O padre Colbacchini sensível ao sofrimento dos emigrantes vênetos no Paraná, resolveu emigrar para o Brasil, após ler as cartas que recebia dos seus antigos fiéis emigrados já a algum tempo antes, em companhia do Padre Angelo Cavalli, que acabou falecendo em 1870. A respeito das cartas disse: “Me dilaceraram o coração os lamentos que continham aquelas cartas contando do abandono em que se encontravam tantos desgraçados italianos e do perigo de perderem a sua fé.” Partiu para o Brasil no início de novembro de 1884. Inicialmente se instalou em São Paulo e em 1886 se dirigiu para o Paraná, onde já estavam assentados a maioria das famílias que saíram de sua região no Vêneto. Em Curitiba se fixou na Colônia Dantas, atual Bairro de Água Verde. Para realizar o seu trabalho pastoral tinha que se deslocar à cavalo, por grandes distâncias, entre as cidades de Colombo, São José dos Pinhais, Campo Largo e Imbituva. 


Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta
Erechim RS


segunda-feira, 19 de março de 2018

Padre Colbachini no Paraná



Nos anos finais do século XIX a emigração definitiva para fora da Itália, muitos setores da igreja começaram a se preocupar com este novo fenômeno. Até então a Itália conhecia, principalmente nas províncias mais setentrionais, um outro tipo de imigração que acompanhava a sazonalidade das safras e colheitas. Era a chamada emigração sazonal, onde quem quase sempre emigrava era o chefe da família e os filhos homens maiores de idade. Ficavam fora por alguns meses e depois retornavam sempre para as suas casas. Também podemos citar aqueles que tinham profissões e percorriam continuamente diversas cidades de vários países por conta do seu trabalho: fabricantes e reparadores de cadeiras, funileiros, carpinteiros, vendedores ambulantes, cantores, músicos e outros artesões. Com as dificuldades sempre maiores também chegou a vez para as mulheres darem a sua parte de contribuição no fenômeno migratório para os países vizinhos, especialmente no império austro- húngaro, na França e também nas famílias nobres espalhadas por toda a Itália. As jovens partiam para trabalhar como domésticas e as aquelas que eram mães para serem amas de leite, as chamadas balias. Essas geralmente eram provenientes das montanhas de Beluno, muito procuradas devido a sua saúde privilegiada e excelente qualidade e quantidade de leite que podiam fornecer. Evidentemente deixavam os seus filhos naturais em casa, sendo alimentados artificialmente por alguém da família que ficava.

Pietro Colbachini nasceu em Bassano Del Grappa, província de Vicenza, no Vêneto em 12 de setembro de 1845. Entrou para a Ordem dos Jesuítas, mas, por motivos de saúde não chegou a fazer os votos perpétuos, permanecendo assim como noviço. Foi ordenado sacerdote algum tempo depois, em 1869. Quando ainda na Itália tentou reunir missionários para atuar na América, junto aos emigrados, mas, infelizmente não conseguiu. Sensibilizado pelos diversos pedidos dos seus conterrâneos por atendimento espiritual em 1884 conseguiu autorização da Sagrada Congregação de Propaganda da Fé para ir a América como missionário apostólico. Na verdade, Padre Colbachini queria criar uma entidade para o atendimento dos emigrados, e quando conheceu a iniciativa do Monsenhor Scalabrini, imediatamente solicitou a sua filiação. Partiu espontaneamente logo depois para o Brasil, mais especificamente para o estado do Paraná, seguindo as pegadas dos imigrantes. Em pouco tempo na nova terra fundou quase duas dezenas de capelas e uma grande igreja na Colônia Santa Felicidade, nos arredores da capital paranaense.

 No Paraná, diante do fracasso de instalar colônias no litoral, o governo da  província passou a investir nos assentamentos em  regiões próximas da capital que apresentavam condições mais favoráveis ao desenvolvimento econômico dos imigrantes, os quais na sua maioria eram agricultores. 

É justamente nessas novas colônias, algumas distantes mais de 50 Kms que se deu a atuação do padre Colbachini e depois de alguns anos e de ter criado mais de 30 capelas e igrejas, doente e se sentindo muito fraco para continuar, solicitou o seu retorno na Itália, onde veio falecer com a idade de 55 anos.

Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta

Erechim RS