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segunda-feira, 9 de outubro de 2023

Tra Lacrime e Speranza: La Saga dell'Immigrata Italiana nella Colonia Nova Itália

 




Tra Lacrime e Speranza: 
La Saga dell'Immigrata Italiana nella Colonia Nova Italia




Nei versi che echeggiano la voce della storia, Racconto il viaggio di una donna coraggiosa, Immigrata italiana in terre lontane, 
Alla ricerca di un futuro, di una nuova dimora gioiosa.

Il dolore nel suo petto, l'abbandono provato, Sbarcando nella colonia Nova Itália, 
La visione desolante di un luogo insalubre, 
Dove la lotta per la sopravvivenza sarebbe stata una battaglia.

Gli occhi stanchi trovano la miseria, 
Manca il cibo, gli abiti, un riparo, 
Case precarie, un nido indegno, 
Dove la speranza sembra perdersi nel cuore amaro.

Insetti invasori, portatori di malattie, 
Causano fastidiose ferite sulla pelle, 
La pelle segnata, l'anima desolata, 
La donna immigrata affronta una sfida crudele.

Ma in mezzo al caos, un raggio di luce, 
La gioia si legge sui volti affaticati, 
Perché nonostante le avversità crudeli, 
Sono arrivati in salute, cuori animati.

La forza dell'unione, delle mani che si tendono, Nella colonia di Nova Itália, a Morretes, 
La solidarietà come mantello di speranza, 
E la donna immigrata si rialza, forte e fiera.

I giorni difficili hanno plasmato la sua determinazione, 
La rabbia si è trasformata in un fervore resiliente, 
Nel duro lavoro, nella superazione quotidiana, Ha trovato la forza per andare avanti, coerente.

Nei campi verdi, con sudore e sacrificio, 
La donna immigrata ha seminato la sua nuova patria, 
Dalle terre brasiliane ha raccolto i frutti delle conquiste, 
Ha trasformato il deserto in un giardino di gioia.

Ancora portando le ferite del passato, 
Ma con uno sguardo pieno di gratitudine, 
La donna immigrata, simbolo di resistenza, 
Ha trovato nel Brasile una nuova comunione.

In questo poema, celebro il suo infinito coraggio, 
Il dolore affrontato e i sentimenti vissuti, 
Una donna immigrata, esempio di forza, 
Che ha scritto la sua storia, anche nei tempi più duri e sofferti.

di
Gigi Scarsea
erechim rs

sexta-feira, 20 de abril de 2018

O Arenque Defumado Pendurado com um Barbante sobre a Mesa



Non scordare dell’aringa affumicata appesa nello spago sulla tavola.

Entre as recordações do Vêneto que permaneceram até hoje na memória dos descendentes de emigrantes e que ainda se conservam vivas encontramos o episódio do arenque defumado, atado em um barbante, sobre a mesa nas refeições. 

Os mais velhos contavam esse episódio para fazer a comparação da pobreza endêmica sofrida pelas famílias vênetas no final do século XIX e início do século XX com a abundância e bem-estar atual. 

É uma forma de advertência aos mais jovens de hoje que não sabem que coisa seja a necessidade. Menos ainda, o que é verdadeiramente passar fome. Nos contavam ainda que devido as péssimas condições alimentares na época, a falta de proteínas e alimentação de má qualidade, quando só se alimentavam de farinha de milho, usada para a polenta, deram lugar a uma séria de doenças, entre as quais a pelagra, que inutilizavam e ceifavam a vida de muitas pessoas. 

O episódio do arenque defumado é bem ilustrativo dessa fase difícil da história do Vêneto. Quando a família se sentava à mesa, quase sempre eram muitos para alimentar e a comida disponível, a polenta sem gosto e sem carne. Então se amarrava, com um barbante, um arenque defumado e o dependurava por sobre a mesa enquanto era servida a polenta. Cada um a sua vez esfregava rapidamente a sua fatia de polenta quente naquele arenque pendurado, de modo que a polenta sem gosto adquirisse algum sabor. 

Outras versões, conforme a zona de proveniência do imigrante, nos contam que era um pedaço de salame que dependuravam sobre a mesa de refeições. 

Outra história muito contada, geralmente por imigrantes oriundos da província de Treviso, era a do osso para fazer o caldo, que percorria toda a vizinhança, cada dia sendo usado para fazer o “brodo” na casa de uma das famílias.


Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta
Erechim RS




No scordare dell’aringa affumicata appesa nello spago sulla tavola


Tra i brevi ricordi del Veneto, rimasti fino oggi nella memoria degli emigranti che si conserva ancora con i suoi discendenti troviamo l´episodio dell´aringa affumicata appesa allo spago sopra la tavola nei pranzi. I più vecchi raccontanno l´episodio per confrontare la povertà endemica patitte dalle famiglie venete nel fin´Ottocento e inizio del Novecento con l´abbondanza e benessere attuale. È una forma d´avvertimento ai giovani d´oggi che non sano cosa sia la necessità. Ci raccontano che dovuto le brutte condizioni, la mancanza di proteine e cibi di qualità hanno propiziato una serie di malattie, tra cui la pelagra, che portavano via tanti persone. L´episodio dell´aringa: quando ci si sedeva a tavola si era sempre in tanti da sfamare e il cibo pochissimo. Allora, si appendeva un´aringa affumicata ad uno spago penzolante sopra il tavolo e ai commensali si serviva la polenta. A sua volta ognuno strofinava la propria fetta di polenta calda sull´aringa, in modo che la polenta cambiasse sapore. Altre versioni ci parlano del salame e anche delle ossa per il brodo che faceva strada tra i vicini, ogni giorno faceva il brodo di una famiglia.