sexta-feira, 6 de julho de 2018

Famiglie Venete in Brasile




Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea magistrale in Storia


Tesi di Laurea
Laureanda
Giorgia Chistè


Capitolo 1
INTRODUZIONE

1. Primi passi verso il Brasile
Alla fine del XIX secolo emigrarono circa 6 milioni di italiani in Brasile. Questo paese era stato individuato come terra per svolgere attività rurali. L'immigrazione italiana conobbe tra gli anni 1887-1902 un flusso di 900000 persone che consideravano l'America sinonimo di Brasile.
Dopo il 1902 il flusso diminuì a causa della decisione del governo italiano di proibire l'emigrazione sussidiata, in seguito alle denunce sulle drammatiche condizioni degli italiani che venivano considerati come schiavi bianchi nelle fazendas.12
Si devono poi aggiungere 3 milioni e mezzo di unità dal 1901 al 1906, con punte annue nel 1905/1906 che superarono le 700000 unità. In seguito al decreto, emesso dal governo brasiliano il 6 agosto 1914, il flusso emigratorio diminuì in quanto fu impedita l'emigrazione alle persone soggette alla leva militare.13
La storiografia brasiliana riporta le più svariate periodizzazioni riguardanti l'immigrazione. La storia dell'immigrazione viene divisa in tre fasi a partire dal 1877, data in cui giunse il primo gruppo significativo di italiani nello stato di San Paolo. Il primo periodo va sino al 1895: è la fase dell'immigrazione italiana su vasta scala, in cui l'immigrante convive con gli schiavi. Il secondo periodo va dal 1895 al 1905: l'immigrazione in questo periodo registra però una diminuzione per poi rifarsi nel terzo periodo: dopo il 1905, con l'inserimento dell'elemento portoghese e spagnolo.14

12 A. Trento, In Brasile, in Storia dell'emigrazione italiana. Arrivi, a cura di P. Bevilacqua – A. De Clementi – E. Franzina, Donzelli, Roma 2002, pp. 4.

13 Ibid., p. 5.
14 R. Costa, L. A. De Boni, La presenza italiana nella storia e nella cultura del Brasile, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1996, pp.11-12.

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L'emigrazione italiana verso il Brasile ebbe un'alta percentuale di veneti, che raggiunsero il 47,68% del totale; addirittura in alcune regioni del sud del Brasile si raggiunse anche il 90%. Anche coloro che arrivarono in seguito, provenivano soprattutto dal Veneto e in particolare da Vicenza e poi dal Trentino, dal Tirolo, dalla Basilicata e dall'Abruzzo.15

La fine della schiavitù coincise con l'immigrazione di massa di italiani e ifazendeiros fecero talmente pressione sui poteri pubblici che nel 1888 giunsero inSan Paolo 80.749 italiani con viaggio pagato. Nel 1887 furono registrati 27.323 che sommati ai dati precedenti arrivano ad un totale di 108.000 individui per due anni.

Dal 1874, anno in cui avvengono le prime registrazioni degli arrivi al 1888 la provincia dei fazendeiros del caffè ricevette 129.040 immigranti italiani e nei tre anni successivi ne entrarono altri 124.502.16

Nel 1875 prima la crisi economica e poi quella agricola contribuirono alla crescita degli emigrati provenienti soprattutto dalle zone di montagna del Veneto. Le condizioni di arretratezza dell'agricoltura e dell'industria, l'avvento in Italia dello stato liberale unitario e la pressione fiscale furono solo alcuni fattori che scatenarono la dipartita degli emigrati. 17
Infatti le cause che scatenarono l'esodo dei veneti si possono classificare in due modi: la prima fu determinata dalla disoccupazione, dalle precarie condizioni di vita e di lavoro che colpirono non solo gli strati sociali più bassi ma anche i piccoli proprietari. E proprio quest'ultimi diedero inizio alla politica immigratoria. Mentre la seconda causa va ricercata nell'area di arrivo ovvero nella politica di popolamento e di colonizzazione del governo brasiliano. In quanto quest'ultimo ha escogitato diverse propagande per attirare sui loro territori la manodopera agricola europea.18

15 M. Sabbatini, E. Franzina, I veneti in Brasile nel centenario dell'emigrazione, Accademia Olimpica, 1977, p.5.

16 R. Costa, L. A. De Boni, La presenza italiana nella storia e nella cultura del Brasile cit., p.14.

17 M. Sabbatini, E. Franzina, I veneti in Brasile cit., p.6. 18 Ibid., p.7.
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I primi contingenti di emigranti che lasciarono l'Italia erano prevalentemente veneti e le mete prescelte furono Brasile e Argentina. Il Brasile mostrava la necessità di manodopera libera da utilizzare nelle numerose fazendasin una fase di sviluppo economico. Gli emigranti italiani, provenienti da una società rurale, si trasferirono a fine '800 in questo mondo contadino e artigianale sotto climi differenti. Un'esperienza unica che lasciò una profonda impronta italiana su alcuni grandi paesi dell'America Latina.
La possibilità di intraprendere una nuova vita cambiò l'orizzonte culturale della società rurale italiana e costituì una delle forze profonde della sua trasformazione.19
La partenza venne considerata come una sorta d'impresa dei poveri che per rimediare il denaro per acquistare il biglietto della nave vendevano pezzi di terra o chiedevano prestiti. A volte tutta la famiglia metteva a disposizione i propri risparmi per permettere ad uno dei membri di tentare la fortuna al di là del continente.20
D'altra parte, l'Italia nel 1870 era fra i paesi più poveri e con il più alto indice demografico. La sovrappopolazione, la mancanza di terre coltivabili, causavano una sproporzione fra domanda e offerta di manodopera. Mentre in Brasile la domanda superava l'offerta. Fu questa disuguaglianza ad avviare la grande emigrazione verso il Brasile e gli altri paesi. Inoltre non bisogna dimenticare che il Brasile aveva bisogno di manodopera per le piantagioni di caffè, che erano in grande espansione, proprio mentre si profilava una carenza di manodopera agricola data dall'eliminazione della schiavitù che avvenne nel 1888.21
Ed è sempre attorno al 1870 che furono abbattute le barriere doganali che
permisero l'evolversi del mercato internazionale. In realtà l'economia italiana fino
alla fine dell'800 registrò una crisi profonda. L'industria del cotone, capofila
19 R. Costa, L. A. De Boni, La presenza italiana nella storia e nella cultura del Brasile cit., p.108.

20 De Clementi, La grande emigrazione: dalle origini alla chiusura degli sbocchi americani in Storia dell'emigrazione italiana. Partenze,A. a cura di P. Bevilacqua – A. De Clementi – E. Franzina, Donzelli, Roma 2002, p.190.

21 Ibid., pp. 192-193.

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dell'industrializzazione inglese, fu la prima a risentirne poiché il ribasso della tariffa doganale portò scompensi alimentando il via libera ai prodotti britannici. Inoltre la guerra civile americana bloccava l'importazione della materia prima.22
L'unificazione del mercato interno non fu dunque meno traumatica della liberalizzazione del commercio con l'estero come afferma Andreina De Clementi nel capitolo Partenze all’interno del libro Storia dell’emigrazione italiana.23
In questa maniera furono più evidenti le criticità delle industrie degli antichi stati e le più competitive eliminando quelle più antiquate.
Le quattro principali regioni migratorie furono Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto che inviarono, inizialmente, soprattutto forze maschili mentre il Veneto era l'unica regione dalla quale partivano famiglie, compagnie di amici e parenti ed è oggetto costante di studi e ricerche in quanto fu una regione con un determinato stato dell'agricoltura che alimentò una progressiva fuga dai campi dei contadini in direzione America!24
I contadini veneti prima della partenza vendevano ogni loro cosa: animali, terreni e vari oggetti per racimolare qualche soldo. Inizialmente il viaggio non era finanziato dal governo pertanto il passaggio da Genova al Brasile oscillava tra le 160 e 200 lire. Ma nel 1887, in seguito all'aumento dell'emigrazione, si diffonde la pratica del viaggio gratuito ossia pagato dalle agenzie d'emigrazione convenzionate con i governi dei paesi americani più interessati a chiamare sui loro territori il flusso degli emigranti veneti.25
Il Brasile si trovava ad affrontare due problemi: da una parte, la necessità di individuare la giusta manodopera per rimpiazzare il lavoro degli schiavi nellefazendas, e dall'altra l'urgenza di colonizzare in maniera efficace diverse aree spopolate.26

22 De Clementi, La grande emigrazione: dalle origini alla chiusura degli sbocchi americani in Storia dell'emigrazione italiana. Partenze. Cit., p.192.

23 Ibid., p.193.
24 P. Cinanni, Emigrazione e imperialismo, Editore Riuniti, Roma, 1968, p. 163.

25 Ibid., p.166.
26 M. Sabbatini, E. Franzina, I veneti in Brasile, cit., p. 8.La nascita delle colonie
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Emigrare è sinonimo di “andare in America” e per molti America è sinonimo di Brasile: Andaremo in Merica in tel bel Brasile oppure America si sente cantare/andiamo nel Brasile/Brasile popolare: sono solo alcune strofe delle tante canzoni ricorrenti nelle voci degli emigranti che non nascondono il loro desiderio di raggiungere le piantagioni d'oltreoceano << là dov'è la raccolta del caffè >>.
La politica fondiaria e l'incremento demografico del Brasile condizionarono, sia nella fase monarchica sia repubblicana dopo il 1889, i destini delle correnti immigratorie attirate sui territori brasiliani da incentivi e sussidi.27
Il governo monarchico si dedicò ad una colonizzazione di propaganda: i sussidi per sostenere le spese della costruzioni di nuove colonie e furono molto elevate; la terra risultava essere l'unico fattore di produzione abbondante in Brasile ma non era facilmente accessibile. Purtroppo, nel corso dei secoli, l'aristocrazia fondiaria monopolizzò la terra mediante concessioni regie, acquisto o occupazione. Nel 1850 la legge Lei de terras proibiva a chiunque il possesso della terra se non con l'acquisto. In seguito, con la Costituzione Repubblicana, del 1891, si dichiarava che agli Stati appartenevano le terre demaniali e la loro colonizzazione.28
Con l'avvento della Repubblica si assiste ad un forte incremento demografico grazie soprattutto al flusso emigratorio proveniente dall'Italia che intraprese la strada verso gli stati meridionali degli ex possedimenti portoghesi alimentando per 25 anni la demografia italiana in Brasile.
Nel 1818 nacque la prima colonia, vicino a Rio de JaneiroNova Friburgoe nel 1824 nel Rio Grande do Sul nacque San Leopoldo grazie agli agricoltori tedeschi e polacchi. 29

Nella parte meridionale del Brasile ovvero a Rio Grande do Sul, Santa Catarina Paranà si registrò una proliferazione di nuclei coloniali grazie soprattutto alle favorevoli condizioni climatiche e colturali della zona che consentirono agli immigrati di mettere in pratica le conoscenze acquisite in Europa.

La micro-regione storica Rio Grande do Sul è suddivisa in tre parti:

- Territori delle tre colonie a sud del rio Das Antes, fondate nel 1875: Colonia


Cartina geografica Rio Grande do Sul30

Caxias, Colonia Dona Izabel, Colonia Conde d’Eu. A queste si deve aggiungere il territorio del piccolo nucleo coloniale Sao Marcos, fondato nel 1883. La maggior parte dei coloni era composta da agricoltori ma i primi ad arrivare furono i commercianti di bestiame dal Caì. Le terre furono misurate, demarcate ed occupate.31



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Dr. Luiz Carlos B. Piazzetta
Erechim RS