sexta-feira, 15 de março de 2024

La Giornata dei Fratelli Morette: Da Mantova a Säo Paulo Brasile

 




Nel 1878, alla fine del XIX secolo, in un piccolo villaggio sulle pianure di Mantova, in Lombardia, Italia, i fratelli Giuseppe e Angelo Morette trascorrevano le loro giornate aiutando i genitori nella coltivazione della piccola proprietà rurale di famiglia. La vita, sebbene tranquilla, non mostrava segni di miglioramento delle condizioni finanziarie di quei poveri agricoltori. Nonostante il padre fosse proprietario del piccolo terreno ereditato dai loro antenati, e nonostante fossero finanziariamente molto meglio della maggior parte degli altri abitanti del luogo, non erano immuni a ciò che stava accadendo in tutto il paese, specialmente nel periodo successivo all'unificazione dell'Italia in un unico regno. L'aumento continuo dei prezzi dei prodotti che dovevano acquistare, alimentato da un'inflazione cronica, unito alla creazione di nuove tasse e, soprattutto, alla concorrenza con i cereali importati, rendeva insostenibile il proseguimento di quel lavoro agricolo, già considerato senza futuro per i piccoli produttori. Le delusioni seguenti alle annate, a causa delle variazioni climatiche, aggravavano la situazione anche in Lombardia. Innumerevoli altri produttori rurali, anche più abbienti di loro, avevano già venduto le loro proprietà e erano partiti in emigrazione verso altri paesi, sia vicini all'Italia che, soprattutto, verso la lontana America. Il desiderio di migliorare la propria vita, di sfuggire a quella mancanza di prospettive future e il desiderio di avventura erano scolpiti nei loro cuori. Nel 1893, mossi dalle storie di successo in Brasile raccontate dalle lettere che arrivavano dagli emigranti, Giuseppe, che era il fratello maggiore, e Angelo, il minore, decisero di intraprendere un viaggio incerto. Con la benedizione dei genitori lasciarono la loro famiglia, sperando che la promessa di terre lontane e opportunità li ricompensasse. Assicurarono ai genitori che una volta stabilitisi in Brasile avrebbero mandato soldi per i biglietti per farli raggiungere. Dopo un lungo e tumultuoso viaggio, che durò un mese, arrivarono nell'entroterra di San Paolo, dove iniziarono la vita in una terra straniera. Piano piano, con tenacia, costruirono le loro vite su suolo brasiliano. Con il poco denaro che il padre aveva loro dato, Giuseppe si avventurò nel commercio locale, aprendo un piccolo negozio di generi alimentari che divenne un punto di riferimento in città. Più tardi investì anche in una fornace, producendo mattoni e tegole per soddisfare le esigenze di una città in costante crescita. Angelo, d'altra parte, vide un'opportunità nella creazione di suini che ingrassava e vendeva a una fabbrica di salumi e strutto di una città vicina. Le sue attività contribuirono molto allo sviluppo dell'economia locale. Dopo cinque anni, come avevano promesso, mandarono soldi ai genitori che allora si stabilirono in Brasile. Nel 1913, Giuseppe, ora sposato e padre di sei figli, decise di fare un viaggio di ritorno in Italia per rivedere parenti e amici che ancora vivevano lì. Sfortunatamente, la sua visita coincise con l'inizio della Prima Guerra Mondiale e fu arruolato, lasciando la famiglia e il suo commercio alle spalle. Riuscì a tornare in Brasile solo nel 1919, dove fu accolto con gioia dalla moglie e dai figli, incluso il settimo figlio, che per questo ricevette il nome di Settimo, che non conosceva ancora. Negli anni successivi, Giuseppe fece diversi viaggi in Italia, uno dei quali accompagnato dal figlio maggiore Attilio, che rimase nella penisola per tre anni, assorbendo la cultura dei suoi antenati. Sfortunatamente, nel 1930, una tragedia colpì la famiglia Morette quando Angelo morì prematuramente, lasciando la moglie e sette figli. La famiglia si unì per superare l'avversità, mantenendo il lascito di duro lavoro e perseveranza lasciato da Angelo. Oggi, i discendenti dei fratelli Giuseppe e Angelo Morette sono sparsi in diverse città degli stati di San Paolo e Paraná, preservando le tradizioni e le storie dei loro antenati italiani, che hanno lasciato il loro segno nella storia della regione.


Nota: i nomi e cognomi dei personaggi di questo racconto, così come i luoghi e le date, sono fictizi.